Oggi Anna Frank è palestinese
Sovrastata dal rumore delle bombe, che rimbalza di nazione in nazione col suo clamore, c’è una flebile voce che ha natali israeliani ma un cuore e un cervello senza bandiera né steccati. È la voce degli ebrei nel mondo che rinnegano la guerra di Netanyahu.
Il rancore mai sopito tra israeliani e palestinesi, che ormai da tre settimane con la forza sbilanciata delle armi nelle mani di un popolo si è trasformato in genocidio dell’altro, lascia rincorrersi in un’asta al rialzo il numero dei morti, quasi tutti civili palestinesi. Sembra impossibile che davanti all’uccisione di giovani e inermi corpi di civili ci sia chi continua a sentirsi dalla parte del giusto, determinato ad andare avanti con le azioni militari. Ecco cosa accade quando si traccia una linea che divide i buoni dai cattivi, il giusto dallo sbagliato; il manicheismo rende tutto più semplificato ma anche molto più distante dalla verità. Il disegno poi regge se giustificato da un progetto che abbia un fine nobile, e allora diventa quantomai necessario travestire una pragmatica lotta per la terra in una aureolata guerra di religione. {ads1}
Se per anni abbiamo assistito al filo-israelismo che cavalcava l’onda della paura del terrorismo, anche il fronte filo-palestinese si infarcisce oggi di accuse e pregiudizi, tanto che a Roma sono ricomparse scritte antisemite e l’ex eurodeputato Gianni Vattimo ha definito Israele «peggio di Hitler» fino a dire che «ci vorrebbero più morti israeliani». In mezzo a questo fuoco incrociato si perdono però, per mancanza di attenzione verso ciò che esce fuori dallo schema pretracciato, tutte le voci sparute. La cantante israeliana Noa aveva osato dire la sua: «Ho incontrato Abu Mazen a Ramallah. Credo che il leader palestinese voglia veramente la pace con Israele, ma purtroppo non posso dire lo stesso del mio premier». Tanto è bastato perché l’associazione “Adei-Wizo – Donne ebree d’Italia” cancellasse il concerto di Noa previsto per il 27 ottobre a Milano.
Oltre agli ebrei che censurano chi boicotta la guerra definendolo traditore ci sono anche quelli che manifestano per la pace. A Zurigo un gruppo di una trentina di ebrei ha indetto una manifestazione contro la guerra a Gaza. A organizzarla l’associazione “Voce ebrea per una pace giusta fra Israele e Palestina”. Su un volantino si poteva leggere: «Ci sentiamo solidali con le voci, spesso ignorate, di chi vuole la pace e il rispetto dei diritti umani in Israele e in Palestina». In quella West Bank dove i diritti umani sono stati cancellati, la differenza maggiore non è più determinata dalla religione ma dall’appartenenza la popolo che attacca o a quello che subisce. Al primo appartengono tanto Hamas quanto le milizie israeliane, al secondo tutti gli altri. E in effetti a guardare i giovani palestinesi innocenti che si rannicchiano tra le macerie non si fa fatica a scorgere una piccola Anna Frank che custodisce i suoi diari e si tura le orecchie spaventata quando esplodono le bombe.