Il curioso caso di Mario Monti
Piccolo breve riassunto delle puntate precedenti: 16 Novembre 2011, viene nominato il Governo Monti, di larghe intese, tecnico ed apartitico, un «governo di impegno nazionale».
Per chi ha buona memoria, o semplicemente Internet, sarà facile andare a rivedere la larghissima maggioranza che lo approvò: 281 sì al Senato, 556 alla Camera. Mai come allora: tutti d’accordo. Ma come cambiano le stagioni, così cambiano i tempi e così il 6 dicembre (2012) la prima sfiducia al Governo arriva dalla maggioranza firmata PdL. Tempo 10 giorni e PD, UDC, FLI ed IdV seguono a ruota. Fine di Monti in politica? Si vedrà, chissà.
Piccolo breve riassunto – parte 2: 3 aprile «sarà bello guardare tutto dal di fuori», 7 settembre: «quelli per un Monti bis sono appelli simpatici, ma non rilevanti», 8 settembre: «il mio orizzonte finisce ad aprile 2013», 25 settembre: «non correrò alle elezioni». Il lettore più curioso scorgerà qualche incongruenza con la contemporaneità. A nulla servì il monito del mansueto Napolitano: «Monti è senatore a vita: non si può candidare al Parlamento o partecipare alla campagna elettorale» (21 novembre, ndr). Fine di Monti in politica? Si vedrà, chissà (parte 2).
25 dicembre, Natale: Monti sbarca su Twitter ed il secondo Tweet recita: «Insieme… “Saliamo” in politica!». Fine di Monti in politica? Si direbbe definitivamente di no, finalmente è ufficiale: in campagna elettorale arriva anche l’ex rettore della Bocconi.
Il Prof si guarda intorno, flirta un po’, si lascia desiderare, sonda il terreno. Poi arriva in conferenza stampa (23 dicembre) quella dichiarazione che chiarisce tutto e dissipa i dubbi: «bisogna fare più figli». «Questo è un tema politico, non riguarda astrattamente la società» diceva in merito Casini nel maggio 2009. E così nasce «Scelta Civica», con la benedizione di Casini stesso, Fini, Montezemolo, dell’Europa, delle banche e del Vaticano. Giungono da sinistra e da destra politici volenterosi di salire a bordo e così urge il dovere di «filtrare» il tutto: dentro Ichino, Pisanu e fuori Brunetta (con polemica), Frattini (che ci ha ripensato), Sacconi (pare, per il momento). La campagna elettorale prosegue, da televisioni a radio e cinguettii con furore: «abbasseremo l’IRPEF, congeleremo l’IVA, modificheremo l’IMU». Qualcosa che suona strano, detto da chi per 13 mesi ha avuto la maggioranza dilagante più grande della storia politica italiana, da chi ha modificato l’IMU già in prima battuta, e da chi invece di «abbassare la pressione fiscale» ha puntato sull’acquisto dei famosi F35, risanamenti di banche (Monte dei Paschi di Siena, ndr) e regalini vari (esenzione del Vaticano dall’IMU, caso Ilva, caso Fiumicino-Benetton).
Come Benjamin Button che da grande diviene piccino, pare che anche il professore in poco tempo si sia ben trasformato: da tecnico a politico di vecchio corso. «Covavo da tempo la decisione di candidarmi» (6 gennaio). Non c’erano dubbi.