Alitalia: Cgil non firma accordo esuberi
La trattativa tra Alitalia e sindacati confederali sul contratto collettivo nazionale e riduzione del costi del lavoro in azienda ha subito un ulteriore battuta d’arresto. La Cgil ha infatti deciso di non firmare l’accordo quadro sugli esuberi che sabato scorso ha ottenuto il consenso di Cisl, Uil e Ugl.
«Rimane incomprensibile», spiega il segretario della Cgil Susanna Camusso, «la posizione dell’azienda CAI, che ha respinto qualsiasi mediazione utile ad evitare la messa in mobilità e i licenziamenti, rifiutando la proposta, ritenuta percorribile anche dal Ministero del Lavoro, di utilizzo della Cigs per accompagnare lo sviluppo del piano industriale». Sottolinea inoltre come «le ipotesi di ricollocazione appaiono incerte ed aggiungono ragioni di grande preoccupazione tra i lavoratori». Il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, da parte sua, è intenzionato in ogni caso a proseguire la trattativa. «Le sigle che hanno firmato l’accordo rappresentano la maggioranza dei lavoratori», dichiara, dunque se la Cgil dice no «l’accordo resta valido e si va avanti». «Per qualsiasi progetto servono sacrifici» commenta ancora Lupi, «o si sceglie il baratro o lo sviluppo».
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James Hogan, ceo di Eithad, appare in ogni caso fiducioso, ed è convinto di concludere entro la fine del mese il negoziato che porterà la compagnia degli Emirati Arabi ad acquisire il 49 per cento della società italiana. L’accordo prevede un totale di 2.251 esuberi, dei quali 616 saranno ricollocati all’interno di Alitalia, 681 esternalizzati , ovvero trasferiti in altre società entro la fine dell’anno, mentre la sorte dei restanti 954 appare ancora incerta; si prevedono strategie di mobilità per un periodo che può arrivare fino a 5 anni per chi ha più di 50 anni e l’utilizzo dei contratti di ricollocamento previsti dalla legge di stabilità. Fonti a conoscenza dell’accordo escludono che si farà ricorso alla cassa integrazione. Se le circostanze ne permetteranno la realizzazione, la partnership con la compagnia araba può rivelarsi il punto di svolta per uno degli episodi in assoluto più disastrosi dell’imprenditoria italiana, vera e propria cartina al tornasole della decadenza in cui versa oggi il nostro Paese. Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi, che potrebbero arrivare già nelle prossime ore.