Sarà Argentina Germania

saràargentinagermaniaSarà l’Argentina a sfidare la Germania nella finale del Maracanà, questo il verdetto della seconda semifinale del mondiale dei mondiali. E semifinale vera è stata quella di ieri; “brutta sporca e cattiva” come di solito sono queste partite (e noi italiani lo sappiamo), uno spettacolo ovviamente migliore dell’amichevole giocata dalla Germania contro lo spettro del Brasile due giorni fa.

“Brutta” solo perchè le due squadre in campo erano organizzate proprio per affrontare un incontro delicatissimo in cui ci si gioca tutto ed in cui è molto più importante non fare fesserie che non cercare di inventarsi qualcosa di sensazionale, quindi bella dal punto di vista tattico e ben diversa dal carnevale inscenato dai brasiliani l’altro ieri.

“Sporca” perchè è stata combattuta a centrocampo senza giocate ad effetto ma con la concretezza necessaria in una partita in cui ogni pallone scotta tra i piedi ed in cui ogni sciocchezza individuale può essere scontata dall’intero gruppo, per non parlare della nazione che si rappresenta.

“Cattiva”, nonostante la grande correttezza in campo, solo perchè nel match di ieri ciò che più si è visto è stata la concentrazione individuale dei ventidue in campo e della panchina, l’attenzione ad entrambe le fasi, ai minimi dettagli, il sacrificio degli attaccanti che hanno fatto i difensori come Kuyt da un lato e Lavezzi dall’altro.

Una vera semifinale di Coppa del Mondo di calcio insomma, difficile e tesa, come sempre giocata da squadre stanche dal tour de force rappresentato da questa manifestazione, una semifinale che può sembrare poco spettacolare solo agli occhi disattenti di chi mastica poco calcio e pretende lo “spettacolo” da squadre spesso messe insieme un po’ improvvisando poche settimane prima della competizione, come sono spesso le nazionali.

Lo spettacolo in queste partite è costituito dalla sofferenza dei tifosi cui le coronarie non danno tregua anche se in campo non succede nulla di straordinario; se poi si vede qualcosa in più rispetto ad agonismo sfrenato, solidità tattica e concentrazione spasmodica è grasso che cola, per questo i brasiliani vedranno la finale in televisione.

La cronaca è desolantemente povera: nei primi 90′ minuti di gioco un solo tiro nello specchio della porta, al 14′ su punizione di Messi, da calcio piazzato. In tutte le altre pochissime occasioni (tre per la precisione) gli attaccanti, sempre con un difensore ben attaccato alle caviglie, non sono riusciti nemmeno ad indovinare lo specchio della porta; sarebbe stato davvero difficile fare di più. I tempi supplementari, che spesso riescono a regalare più emozioni dell’intera partita non si sono smentiti tanto che negli ultimi istanti di partita sono arrivate in rapida successione tre azioni che avrebbero potuto riscrivere la storia di questa semifinale: al 114′ Palacio si fa prendere dalla fretta e con poca lucidità decide di anticipare di testa una conclusione che avrebbe potuto essede fatta col piede sinistro lasciando scendere la palla, un minuto dopo Messi semina il panico sulla fascia sinistra degli olandesi e crossa in mezzo dove Maxi Rodriguez si fa prendere dall’emozione e calcia male, poi sullo scadere tocca agli orange trovarsi al limite con la palla buona sui piedi di Kuyt che si coordina bene ma un difensore si immola e Romero non deve nemmeno agire. Niente paura, il portiere argentino si rifarà ai rigori e con gli interessi, parandone due, al contrario del collega olandese Cillessen che invece si mette in porta col fardello di over essere all’altezza di Krul, eroe contro la Costa Rica. E’ molto probabile che il portiere orange abbia pagato psicologicamente la scelta di Van Gaal di qualche giorno fa, ma non crediamo che all’allenatore olandese sia da imputare qualche errore particolare.

Insomma alla fine bravi tutti in un match equilibratissimo che ha visto forse pravalere l’Olanda sul piano del gioco ma ha visto anche prevalere l’Argentina dal punto di vista delle azioni da gol. I sudamericani ad andare al Maracanà saranno quindi i biancocelesti dell’Argentina una squadra che impressiona non solo per la qualità tecnica dei suoi giocatori ma anche per la sua umiltà che è stata fin’ora e potrebbe essere in futuro davvero la sua arma vincente. A questa qualità i ragazzi di Sabella dovranno rimanere attaccati contro la Germania che si presenta in finale con un giorno di riposo in più e oltre 30 minuti giocati in meno.

 

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