Selecao: la paura mangia l’anima
Passata la sbornia della prima fase e degli ottavi con gare a profusione nell’ arco della giornata ecco che il Mondiale si prende una pausa. Le otto squadre rimaste in corsa per il titolo ricaricano le batterie per lo sforzo finale. Chi ne ha sicuramente più bisogno è il Brasile di Scolari.
I padroni di casa saranno protagonisti di un quarto tutto sudamericano giocandosi l’accesso alle semifinali con la pericolosissima Colombia. I verdeoro agli ottavi hanno sudato freddo contro il Cile. La traversa colpita da Pinilla al 119esimo sta ancora a trema’. Il rischio di uscire da un mondiale che li vede favoriti d’ obbligo si è materializzato come un fantasma in un castello scozzese. Ma Rio non è Aberdeen e la gente è impallidita. L’obbligo: questo il grande nemico di una squadra condannata a vincere nonostante il suo livello tecnico sia uno dei più scarsi della storia dei pentacampeoes. E’ vero, gli ultimi titoli il Brasile li ha conquistati con rose non certo epiche. Le formazioni del ’94 e del ’02 non vengono sciorinate dagli appassionati come quella vincente e meravigliosa del ’70 o quella perdente ma storica dell ’82. Ma questa volta a lottare per arrampicarsi sul tetto del mondo ci sono squadre non solo con un tasso tecnico maggiore ma molto attrezzate tatticamente, caricate a mille perché vincere in casa dei padroni del calcio è uno stimolo in più. Il prossimo avversario dei brasiliani e delle loro paure è proprio uno di questi. La Colombia probabilmente non può ambire al titolo di campione del mondo, non ha il peso e la forza della storia dalla sua, ma è una di quelle squadre che può scrivere una pagina importante dei mondiali come la Croazia del ’98. Pekerman ha creato un giocattolo divertente e veloce che, con il passare del tempo in Brasile, ha accumulato entusiasmo e sicurezza. L’ esperienza in difesa di Yepes e Zapata guida una banda di giovani terribili e talentuosi tra cui brilla la stella di James Rodriguez, per chi non lo conoscesse da prima, autentica rivelazione del mondiale.
Tutto ciò di cui i “cafeteros” hanno fatto tesoro partita dopo partita è stato perso per strada dai verdeoro. La pressione… questo nemico sconosciuto per il calcio bailado che, offeso, minaccia di cambiare padrone e schierarsi con la Colombia. Dalla prima partita con la Croazia la Selecao ha accusato il colpo. Scolari evidentemente ha sbagliato i calcoli: trovandosi tra le mani un materiale umano calcisticamente troppo limitato per scommetterci tutti i suoi averi sulla vittoria finale ha caricato fin troppo i suoi giocatori facendogli sentire oltre modo sulle spalle il peso di una nazione enorme. Va bene il patriottismo…la bandiera…ma non si può piangere come un bambino durante l’inno nazionale prima dei 90 minuti. I brasiliani hanno superato quel punto di non ritorno in cui l’occhio della tigre diventa quello della gazzella e con il Cile c’è voluta una buona dose di una delle maggiori risorse del paese: il culo. Impressionante vedere Julio Cesar con tutta la sua esperienza parare i rigori in bilico sull’orlo della crisi di nervi. Finita la gara tutti dallo psicologo e pronti per una nuova battaglia ma per il Brasile è tosta, molto tosta.
Domani sarà Colombia… una formazione già appagata da un risultato storico, una squadra che gioca in scioltezza e allegria come faceva una volta il Brasile. Ma la traversa di Pinilla è ancora li che balla nella testa. Ci vorrà un’altra Selecao per superare l’ostacolo e dopo? Questo è il problema: l’ obbligo di arrivare fino in fondo. Fuori dallo stadio c’è un intero paese che lo pretende, un popolo che (sbagliando) continua a chiedersi il motivo di spese così elevate per mondiali e olimpiadi. Lo fa in strada. Uscire prima è la potenziale scintilla per un disordine sociale e questo i giocatori lo sanno benissimo perché, udite udite o voi benpensanti che ritenete il calcio e chi lo pratica e chi lo segue un quadrumane ben addestrato, hanno un cervello che, una volta sviluppatasi al suo interno una coscienza sociale, è diventato il nemico numero uno.
Domani al Castelao di Fortaleza alle 22 italiane vedremo se il lettino della psicologa ha trasformato le gazzelle in tigri perché di certo Scolari non può aver trasformato Hulk in un giocatore. La traversa di Pinilla deve smettere di tremare. La Selecao deve tornare a sorridere per vincere. Rio è ancora lontana e se il 13 luglio dovessero trovare là ad attenderli l’ Argentina… beh altro che incubo Maracanazo, sono volatili per diabetici.