I nineties irrompono a Wimbledon
Dopo anni di tennis dominato dai fab four, quest’edizione sta tentando un cambio di direzione. Fuori Nadal e Murray, tengono Djokovic e Federer, che domani se la vedranno coi due migliori giocatori nati negli anni ’90. Rivoluzione già in atto nel femminile, eliminate le favorite, la Kvitova prova a ripetere il 2011 ma Halep e Bouchard premono.
Lo aspettavamo sin da quando vinse Wimbledon jr nel 2008, con il suo rovescio classico ed il gioco elegante che ricordava quello di Federer, cui si ispirava. E’ stato un percorso lungo, nel tennis moderno è difficile imporsi da giovani, la preparazione fisica è prioritaria. Incantava a tratti e faceva disperare, tra ingenuità, cali atletici, cambi di allenatori e di fidanzate illustri.
Ora forse ci siamo, Grigor Dimitrov sembra pronto a dire la sua nel circuito al massimo livello. Ieri contro Murray non ha avuto neanche bisogno di mostrare il suo volto più brillante. Gli è bastato esprimersi a buon livello e raccogliere gli errori dello scozzese. Solo nel secondo set Andy ha dato segnali di risveglio, ma nel tie break il bulgaro ha dimostrato, con due splendidi attacchi a rete nel momento clou, la differenza tra un tennis completo ed il corri e tira dei suoi coetanei.
Se la vedrà con Djokovic, che sulla superficie meno favorevole ha l’opportunità di tornare in testa alla classifica Atp. Ieri contro Cilic ha però palesato troppe difficoltà. Dopo aver perso il primo set, il croato si è preso un break di vantaggio nel secondo riuscendo a chiuderlo. Nel terzo, sul 4-3 15-40 sembrava che Nole potesse far valere la sua legge. Ha invece sbagliato in modo imbarazzante una palla bassa sotto rete tentando di colpire con le due mani tanto che c’era da chiedersi che ci stia a fare Becker. E’ una generazione di grandi difensori, che giocano sull’erba come sulla terra, lo sappiamo da tempo. Cilic ha chiuso il tie break ma poi si è spento e Djokovic ha raccolto prevalendo senza affanni al quinto. {ads1} Wawrinka ha accusato i tre giorni consecutivi di gara, causati dalla pioggia della scorsa settimana, magari soffre ancora di “miedo escénico” quando affronta il suo illustre connazionale. Dopo un primo set ben giocato, è arrivato al tie break nel 2°, ma Federer ha cambiato passo, trovando la via della rete ed impattando. Da lì Roger ha preso il sopravvento non concedendo più nulla, vincendo il terzo ed andando a servire sul 5-4 nel quarto, allorchè è tornato il giocatore titubante dei momenti decisivi. I due hanno dato vita ad un lungo decimo game che Roger è riuscito a chiudere al quinto match point.
In semifinale avrà Raonic, che ha ridimensionato per ora le ambizioni di Kyrgios. Gioco a specchio, gran servizio e diritto pesante, ma più esperienza per il canadese, aiutato dal lavoro di Piatti e capace da subito di leggere la battuta avversaria. L’aussie ha pagato la stanchezza anche mentale dopo il diluvio di complimenti caduti a seguito del successo su Nadal. Si sono sciolti peana simili a quelli uditi per Tomic tre anni fa, meglio attendere conferme prima scomodare i maghi australiani del passato.
Petra Kvitova ha già vinto qui ed ha il tennis più adatto all’erba, ma conosciamo la sua incostanza. Parte favorita contro la Safarova – una carriera da comprimaria di lusso – ma l’anno scorso perse dalla Flipkens..
Eugenie Bouchard ha raggiunto la terza semifinale di fila in un mayor ed assieme a Raonic promette di condurre il Canada su vette inesplorate. Ha battuto la Kerber, stanca dopo il match con la Sharapova, marcando la differenza in due combattuti games nella fase centrale del primo set.
La Lisicki deva dire ancora addio al sogno di alzare il piatto. Si è portata 4-1 sulla Halep nella prima frazione, poi è entrata in preda alle sue ansie e non ha più raccolto un gioco, finendo col perdere 4-6 0-6. Solida e concentrata la rumena, già a Parigi ha dimostrato di sapere reggere la pressione, il suo gioco piuttosto vario le offre poi numerose soluzioni tattiche.