Caffè della Pace: raccolte 27mila firme contro lo sfratto
L’ingarbugliata vicenda del Caffè della Pace della famiglia Serafini non è ancora giunta ad una conclusione. Dopo l’incontro tra il Rettore del Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell’Anima, pomposo proprietario dello stabile dove ha sede lo storico caffè, e una delegazione del Comune composta da Marta Leonori, i senatori Daniela Valentini e Maurizio Gasparri, e il prefetto Giuseppe Pecoraro, tutto sembrava essersi risolto, e lo storico locale finalmente salvo.
Ma invece lo sfratto è ancora lì. Così sono state raccolte oltre 27mila firme, di cui 1.500 online per evitare la chiusura di questo pezzo di storia e tradizione romana sito a due passi da piazza Navona. La mobilitazione sembra aver sensibilizzato molti, tutti uniti nel cercare di non far scomparire quel posto dove per anni si sono dati appuntamento artisti, intellettuali, attori, dai tempi della Dolce Vita passando per gli anni ’80 e la Prima e Seconda Repubblica, fino ad oggi, con migliaia di turisti che, guida in mano, cercano l’insegna di legno tra le piante rampicanti e i tavolini all’aperto sui sampietrini.
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Tra i firmatari della petizione abbiamo nomi famosi come Achille Bonito Oliva, Carlo e Marina Ripa di Meana, Roberto D’Agostino, il regista teatrale e conduttore televisivo Pino Strabioli, Rocco Papaleo, gli Ambasciatori della Bosnia e della Croazia, l’ex Sindaco di Venezia Massimo Cacciari, la principessa Ines Torlonia, Massimo Ghini, il pittore e scultore Enzo Cucchi, Riccardo Scamarcio, Deborah Caprioglio, Max Tortora, Luca Giurato e il regista Michel Gondri… e tanti altri anonimi che hanno apposto il loro nome ad una nobile causa che si batte in nome della cultura e della tradizione.
Ma ora che di firme ne sono sbucate quasi 30mila la musica cambia, poiché, qualche giorno fa, la signora Serafini, gestore del locale da ben 53 anni, accompagnata dal presidente di Botteghe storiche-Cna Roma, Giulio Anticoli, hanno varcato la soglia del Campidoglio accompagnati da numeri ben precisi, non più da chiacchiere e belle intenzioni. E, a quanto pare, Marino ha garantito loro che procederà a chiedere un incontro con la proprietà e vedrà quali strumenti mettere in atto. Lo stesso Anticoli fa sapere: “Abbiamo chiesto un incontro Comune-Regione insieme alla senatrice Valentini per rafforzare e tutelare le leggi sulle botteghe storiche. Inoltre attendiamo l’intervento del ministro Franceschini che per noi sarebbe determinante visto che potrebbe inserire il Caffè della Pace tra i beni monumentali sotto tutela”.
Marino, infatti, si è impegnato a scrivere di suo pugno una lettera al Rettore dell’Ordine proprietario dello stabile che ospita il Caffè della Pace, il quale risiede a Vienna, nella quale spiegherà le ragioni del disagio della città per la chiusura di un caffè storico, frequentato da oltre cinquant’anni da romani e turisti, in modo da decidere con la proprietà quali siano gli strumenti possibili da mettere in atto. “L’Amministrazione è con voi faremo il possibile perché lo storico locale resti parte integrante del tessuto commerciale di quel territorio”, ha garantito il primo cittadino.
All’incontro erano presenti anche Marta Leonori, assessore alle Attività Produttive del Campidoglio, che ha illustrato gli impegni presi a tutela delle Botteghe Storiche del centro cittadino, e Sabrina Alfonsi, presidente del Municipio I, la quale ha affermato: “Non ci fermeremo, continueremo”. Fiduciosi che le istituzioni riescano a spuntarla contro i teutonici, e nella speranza che la lettera di Marino, Poste Italiane permettendo, non si perda nella traversata delle Alpi, speriamo che il Caffè della Pace non sia l’ennesimo pezzo di una Roma romantica e d’antan che se ne va.