L’urlo di Drogba terrorizza l’Oriente

Dopo la rotonda vittoria della Colombia sulla Grecia tocca a Costa d’Avorio e Giappone chiudere la prima giornata del Gruppo C. Partita subito da dentro fuori quella che si gioca a Recife come sempre accade in un girone equilibrato tra le squadre che sulla carta aspirano al secondo posto. Una sconfitta e hai già un piede sulla scaletta dell’ aereo.

Sono le 3 del mattino in Italia e ci si siede sul divano con gli occhi cerchiati di viola minacciando i 22 in campo di pene corporali inenarrabili in caso di uno spettacolo mediocre. Le premesse non sono buone. Metodo speculare per Lamouchi e Zaccheroni che rinunciano al 4-3-3 per un più guardingo 4-5-1. Come se non bastasse a sorpresa l’escluso del tridente ivoriano è Didier Drogba. Dopo un inizio timido il Giappone prende coraggio e dopo un paio di situazioni pericolose passa in vantaggio al 16esimo con Honda al suo centro numero 23 in nazionale. Gli “elefanti” si scuotono, ma rimediano solo un paio di punizioni pericolose al limite dell’area mentre gli avversari, nonostante la difesa africana non sia irreprensibile, non riescono a pungere in contropiede. Si va al riposo sul risultato di 1-0 per i giapponesi. Mentre si cominciano ad affilare le lame con cui torturare i protagonisti in campo, oramai la mente è andata e nel salotto si materializzano samurai che percuotono cuccioli di gatto.

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Anche nel secondo tempo gli africani cercano di fare la partita ma la condizione precaria di Yaya Toure svilisce la manovra. Nell’unica occasione in cui il centrocampista del City innesta il turbo viene abbattuto in area, ma per il direttore di gara non si tratta di calcio di rigore. Un Giappone semplicemente ordinato controlla e cerca di raddoppiare senza scoprirsi. Tendenzialmente “du’ palle”. A mezz’ora dalla fine Lamouchi ha un’ idea geniale: far entrare Drogba. E’ come mettere all’interno di un locale Beatrix Kiddo e 88 folli. L’ingresso del numero 11 ha del miracoloso: Gervinho torna a essere la gazzella imprendibile di Roma e Toure come colpito dalla bacchetta magica della fata di Cenerentola si trasforma da sarciccia de fegato ambulante a pilastro della linea mediana. In 3 minuti prima Bony trova il pareggio, poi Gervinho porta in vantaggio gli ivoriani.

Il Giappone perde vantaggio e sicurezza, tutto il pacchetto cambia proprietario. I gattini in balia dei samurai nel salotto si sono trasformati in leoni che mordono alla giugulare i nipponici. La mente vacilla pericolosamente. Drogba è scatenato: prima cerca di amputare la mani di Kawashima su punizione, poi solo una deviazione gli nega il gol. L’assalto finale dei nipponici non produce nulla e la Costa d’Avorio si prende i tre punti ed affianca la Colombia in testa al girone. Si fa dura per Zac, i suoi hanno confermato una buona organizzazione di gioco ma come lo scorso anno in Confederation Cup hanno palesato evidenti problemi di tenuta mentale. La Costa d’Avorio fa un bel passo in avanti verso la qualificazione ma, per carità, qualcuno leghi Lamouchi a una sedia e gli faccia vedere 24 ore di filmati della carriera di Didier Drogba.

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