Un viaggio nelle letture d’oltreoceano

Latinoamericofagia, il ciclo di letture autunnali tenutesi presso la libreria spagnola di Roma, a Piazza Navona, dall’8 di novembre ha intrattenuto il pubblico, per due giovedì al mese, con la lettura di testi di importantissimi autori dello scenario della letteratura ispanoamericana. 

Da Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, fino a raggiungere i nomi dei protagonisti della giornata di ieri (20 dicembre), che ha concluso questa serie di incontri rendendo omaggio alla letteratura peruviana. César Vallejo, José María Arguedas, Mario Vargas LLosa (gli autori peruviani che ci hanno congedato appunto), nomi che, per i non addetti ai lavori, o meglio, alla passione per il mondo ispanico, risulteranno piuttosto criptici, perché fuori dal circuito dei bestseller e della letteratura di massa, se penetrati a fondo, riescono a oltrepassare le frontiere delle varie peculiarità, proprie di ogni individuo, che lo rendono, appunto, diverso da qualsiasi altro. La letteratura ispanoamericana è un’arte esplosiva, che nasce sempre da un compromesso con la realtà, il quale viene esplicitato, a seconda dell’autore, in maniera più o meno diretta ma che, comunque, alla fine, inevitabilmente trapela.

Da uno dei primi esponenti del Modernismo, César Vallejo, il quale, con il suo linguaggio ermetico, ossimorico, all’apice del simbolismo, non ha mai abbandonato la terraferma, dimostrando, al contrario, attraverso una delle sue opere maestre España aparta de mí este cáliz, dedicata alla guerra civile spagnola, una grande solidarietà verso le piaghe della società, la lettura ci ha immerso nel mondo della cultura indigena peruviana attraverso il testo di Arguedas, Los Ríos profundos, che riflette appunto un mondo per il quale lo scrittore ha sempre mostrato grande interesse e solidarietà, ovvero quello degli indios. Infine è stato d’obbligo dedicare l’ultimo spazio della sessione al grande Vargas LLosa, premio Nobel per la letteratura nel 2010, chiamato il dottore. Scrittore eclettico, esuberante, combattivo, diviso dalle sue due nazionalità, quella spagnola e quella peruviana, ci racconta, con Pantaleón y las visitadoras, fatti realmente accaduti all’interno dell‘esercito peruviano, il quale, durante le sue missioni nella selva andina, sentiva la necessità di ricaricare le batterie usufruendo degli aiuti di giovani donzelle, las visitadoras, appunto.

L’arte ispanoamericana è difficile che non coinvolga, perché è completamente immersa nella vita delle persone comuni, principalmente quella delle vittime della società, dei più deboli, e la compassione, almeno a fatti già compiuti, è un sentimento che, ancora, unisce la maggior parte degli essere umani, perché non richiede grandi azioni né sforzi.

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