Brasile 2014: dio c’è

brasile2014diocè1E’ stato memorabile e storico il big match della seconda giornata dei mondiali brasiliani, l’attesissima Spagna-Olanda; il remake di quella che fu la finale di 4 anni fa non solo non ha deluso ma ha addirittura superato ogni più rosea aspettativa degli appassionati che speravano in una partita spettacolare. Sono stati accontentati con un rotondo 5-1 inflitto dagli olandesi alla più titolata squadra della storia del calcio europeo (come giocatori in campo), quella Spagna che da anni domina la scena calcistica grazie alla grandiosa interpretazione di un calcio basato sul possesso di palla “totale” reso possibile da una tecnica individuale eccelsa.

Ma se il calcio è lo sport in cui è più difficile fare pronostici un motivo c’è. Ieri per gli iberici sembrava essersi messo tutto per il verso giusto, hanno iniziato tenendo la palla e mettendo in seria difficoltà gli orange, poi sono passati in vantaggio grazie ad un rigoretto (forse non ridicolo come quello concesso al Brasile, ma quasi) procurato da Diego Costa che ha così legittimato la sua presenza in campo altrimenti inutile. Tutto ok? Invece no, la Roja continua a tenere la palla e ad attaccare ma sul finire del primo tempo subisce un gol capolavoro, non solo per la finalizzazione di Van Persie (un gioiello!) che come sempre impressiona di più ma anche per la costruzione: la palla parte dal portiere e con tre passaggi arriva alla punta, il calcio nella sua massima linearità. Dopo i primi quarantacinque minuti ciò che si poteva dire era che la Spagna stesse dominando e l’Olanda fosse in difficoltà. La seconda frazione si gioca sotto una pioggia battente ma questo non può spiegare ciò che succederà: gli iberici continuano a tenera la palla e ad attaccare ma senza più mordere ed anzi prestando il fianco ai contropiede terrificanti degli olandesi che con questa arma dilagheranno. E’ da manuale infatti anche il secondo gol degli orange ottenuto grazie al pressing: l’azione parte da una rimessa laterale all’altezza del centrocampo per gli spagnoli che perdono subito la palla, poi tre passaggi rapidissimi, la sfera arriva a Robben, controllo, dribbling ed esecuzione finale di pregevole fattura ed Olanda in vantaggio. Da quel momento in poi gli Orange acquistano sempre più sicurezza e nonostante i cambi di Del Bosque che getta nella mischia Torres e Pedrito, dopo 15 minuti, complice una probabile carica su Casillas gli olandesi prendono il largo grazie a De Vrij. Lo stesso portiere del Real Madrid poco più tardi si renderà protagonista di un errore nello stoppare un retropassaggio concedendo a Van Persie la gioia di realizzare una doppietta. Il gol del 5-1 è frutto di un contropiede vertiginoso, stavolta a mandare Robben a tu per tu con l’estremo difensore iberico basta un passaggio, palla rcuperata al limite della propria area di rigore da Sneijder e verticalizzazione per Robben che realizza anche lui una doppietta. Ovviamente la sconfitta di ieri è epocale anche se per il momento si limita ad un episodio e nel calcio si sa, ogni partita è una storia a sè, soprattutto in competizioni di questo tipo. Nel nostro articolo di presentazione avevamo descritto quella specia di fatalismo che ha accompagnato la selezione detentrice del titolo in Brasile: una specie di “abbiamo vinto così tanto che non crediamo nemmeno noi di poterci ripetere”. Chissà. Fermo restando che la Spagna ha mezzi tecnici e risorse di ogni genere per compiere grandi imprese questi mondiali iniziano davvero male anche perchè da affrontare c’è un Cile che non sembra voler fare sconti, anzi. Come reagiranno i profeti del tiki taka a questo esordio? Faranno la fine dell’Italia nel 2010 o della Francia nel 2002 che da detentori sono tornati a casa in modo ignomignoso? Reagiranno battendo le altre avversarie (sperando che basti)?

L’altra partita del girone B vedeva impegnate Cile e Australia. E’ finita 3-1 per la multinazionale sudamericana dei cui componenti solo uno dei ventitrè convocati gioca nel campionato cileno. La Roja parte all’attacco e lo fa con grande padronanza del possesso palla e fantasia, già nei primi minuti i cileni giocavano come se la partita stesse finendo con folate offensive che in poco tempo hanno messo in ginocchio gli australiani: il vantaggio arriva al 12° minuto ed il raddoppio al 14° entrambi i gol sono stati peraltro bellissimi. Nel primo Aranguiz ha creduto in un pallone che sembrava destinato a fondo campo si è infilato in una selva di avversari ed ha messo in mezzo una palla non facile che solo un grande come Alexis Sanchez ha potuto giocare col massimo profitto. Il secondo, realizzato da Valdivia, non a caso chiamato “el mago”, è ancora più spettacolare con una conclusione morbida che scavalca l’estremo difensore australiano ed entra in porta scheggiando la traversa. I sudamericani a quel punto abbassano un po’ il ritmo, concentrandosi sul possesso ma senza mordere concedendo ai rappresentanti dell’Oceania di accorciare le distanze con l’eterno Cahill al quarto gol in tre edizioni di un mondiale, mica uno scherzo. La partita scorre piacevole con azioni da entrambe le parti. Nel secondo tempo viene annullato un gol bellissimo a Cahill (di testa in tuffo con avvitamento) per un fuorigioco millimetrico, peccato. I cileni chiudono definitivamente la gara al secondo minuto di recupero con Beausejour. I sudamericani si sono dimostrati una squadra davvero competitiva, piena di giocatori che militano nei club europei più prestigiosi e con una panchina a disposizione che non è proprio scarsa, quindi potrebbero fare strada, ma per farla sarà determinante la “finale” che si disputerà il 18. Spagna-Cile sarà infatti una finale per gli iberici che col pesante passivo della partita di esordio saranno costretti a fare una strage sennò possono già iniziare a fare i bagagli.

 

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