Save the children: il 18% dei ragazzi italiani si ferma alle medie
“È intelligente ma non si applica”. La classica affermazione, cara agli insegnanti meno originali, potrebbe adeguarsi perfettamente a una grande parte dei ragazzi italiani: quasi 800mila per l’esattezza, ovvero quelli che si fermano alla terza media.
L’unica differenza sta nel fatto che, in molti casi, la ragione non è la mancanza di volontà (a cui si riferisce il leitmotiv dei professori) ma la pochezza delle opportunità che vengono offerte ai giovani. Questo è il tema trattato nel rapporto di Save the Children, “Atlante dell’infanzia (a rischio)”, presentato il 4 dicembre a Roma. Disconnessione con la società e con la cultura, impossibilità di accedere ai più elementari mezzi d’informazione, dispersione sociale e scolastica, mancanza di strutture adeguate: i parametri che descrivono la situazione italiana – soprattutto per quanto riguarda il Sud del Paese – presentano una condizione scoraggiante e lontanissima dal raggiungimento degli obiettivi europei. Eppure i nostri ragazzi sono statisticamente più intelligenti dei coetanei delle nazioni dell’U.E.
I dati del rapporto, però, evidenziano che il 18% del totale dei giovani tra i 18 e i 24 anni non si sono mai iscritti alle scuole superiori. Ma le cifre non s’interessano della semplice scolarizzazione: andando più a fondo nelle varie sfere sociali, evidenziano che oltre 300mila ragazzi sotto i 18 anni non hanno mai praticato alcuno sport, non hanno mai letto un libro, consultato un’enciclopedia, utilizzato un computer o visto un film al cinema. L’accesso alla rete Internet, ad esempio, è relegato a due terzi di loro: il 33% non ha possibilità di connettersi, per mancanza di mezzi e copertura. La situazione peggiora scendendo in Calabria, Sicilia, Puglia e Campania: qui oltre un milione e 620mila ragazzi fa parte della categoria dei Neet (“Not in education, employment, or training“) e quindi non frequenta alcuna scuola o università e non ha un lavoro. È a proposito di questa tipologia di giovani che l’Italia è stata definita come il Paese con il più alto tasso di “scoraggiamento” delle nuove generazioni: in un caso su tre, infatti, si verifica una vera e propria rinuncia alla ricerca di un’occupazione.
I dati in questione, però, sono totalmente scissi rispetto alla qualità dei giovani italiani: è stato rilevato in loro un alto tasso di adattabilità, grandi capacità nel superare condizioni avverse e nel conseguire risultati scolatici più che nella media. Ciò che manca è la possibilità di applicare la loro curiosità, la loro voglia di imparare, presso strutture che li formino e che siano dotate di strumenti necessari alla loro crescita. Una soluzione è stata proposta da Save the Children: meno telefoni cellulari (l’unica cosa che non manca ai ragazzi italiani) e più libri, magari a prezzi agevolati. Questa l’unica via di fuga dalla condizione vorticosa che non potrà che peggiorare, creando una classe di adulti totalmente “scollati” dalla società, dalla politica, dalla cultura.