Saviano e Mondadori condannati per diffamazione

“Le affermazioni riportate nel libro sono oggettivamente offensive e non è stata provata la verità della notizia, in modo suggestivo emergente dalle frasi del testo pubblicato”. Queste le motivazioni con le quali la Seconda Sezione Civile della Corte d’Appello di Milano condanna per diffamazione lo scrittore Roberto Saviano.

I giudici d’Appello, hanno confermato la sentenza emessa in primo grado nello scorso mese di novembre, accertando il contenuto diffamatorio in danno di Enzo Boccolato nella frase rintracciabile alla pagina 291 del best seller “Gomorra”. 

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Stando alla sentenza dei giudici, lo scrittore napoletano dovrà risarcire con 30.000 euro il Signor Boccolato, diffamato a causa “dell’accostamento tra dati tratti dalle dichiarazioni di Piccirillo”, un collaboratore di giustizia, “e considerazioni dell’autore, circa il coinvolgimento dell’uomo nelle attività illecite del clan La Torre”. Insieme a Roberto Saviano, è stata condannata al pagamento dei 30.000 euro, in via solidale, anche la Arnoldo Modadori Editori Spa, casa editrice del libro. Non è stata, però, accolta dai giudici la richiesta della difesa di Boccolato che lamentava “l’ esiguità del danno non patrimoniale liquidato” a fronte di una richiesta di 1 milione di euro.
Gli avvocati Alessandro Santoro, Sandra Salvigni e Daniela Mirabile partendo dal presupposto che il Signor Boccolato vive da diversi anni in Venezuela, risulta incensurato ed estraneo a qualsiasi attività camorristica, sembrano decisi a presentare una nuova richiesta di risarcimento, sostenendo che l’autore del libro, nonché la casa editrice, “continuano a dimostrarsi incuranti nei confronti delle due sentenze di condanna già intervenute e reiterano la diffamazione di Boccolato attraverso continue ristampe di “Gomorra”, senza provvedere alla cancellazione delle frasi accertate come diffamatorie e senza neanche citare nelle ristampe la sentenza di condanna per diffamazione già intervenuta, se non altro per una più puntuale informazione della verità”.

 

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