Salaria Sport VIllage: fenomenologia di un sequestro

La ‘cricca degli appalti’ colpisce ancora e la Guardia di Finanza fa scattare il sequestro per il Salaria Sport Village di Diego Anenome, vecchia conoscenza dell’inchiesta Grandi Eventi, e le nove società che gestiscono le attività al suo interno, del valore complessivo di 200 milioni di euro.

Il provvedimento si colloca nell’ambito delle indagini sugli appalti pilotati, dalle quali è emersa la violazione delle regole di mercato e di libera concorrenza. “Abbiamo preso atto del sequestro – afferma l’amministratore unico Stefano Morandi – ma non sono stati apposti sigilli e, pertanto, l’attività del Salaria non ha subito alcuna interruzione e proseguirà regolarmente“. Facciamo un passo indietro: non è la prima volta che il centro sportivo più grande della Capitale (170 mila metri quadri per 8 fabbricati) finisce sotto i riflettori. Anemone era già finito nell’occhio del ciclone per le vicende legate all’aggiudicazione pilotata dei maggiori appalti degli ultimi anni: dal G8 all’Isola della Maddalena alle Celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia passando per i Mondiali di Nuoto 2009. In quest’ultima circostanza, furono apposti, a ridosso della kermesse, i sigilli a due palazzine, alla piscina olimpionica e alla foresteria, costruite senza i necessari permessi. Per i Mondiali fu concessa la “facoltà d’uso per motivi di pubblica utilità” e le strutture, nel 2012, furono poi dissequestrate dal tribunale del Riesame. Nello stesso anno, un secondo provvedimento, che coinvolse anche Angelo Balducci, ex Provveditore per le Opere Pubbliche del Lazio e poi Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, colpì le proprietà di Anemone, a cui furono sequestrati beni per oltre 32 milioni di euro tra cui alcune palazzine nel comprensorio del centro sportivo.

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Ma non è tutto: il Salaria Sport Village è stato teatro anche di un piccolo affare a luci rosse, sempre smentito dal diretto interessato anche davanti al gip. Parliamo di Guido Bertolaso, accusato di aver accettato, in cambio di favori, ingenti somme di denaro e… ‘massaggi’ all’interno del centro. Non dimentichiamo, inoltre, che il nome di Anemone è legato, con conseguente prescrizione, anche al surreale processo per la casa con vista Colosseo dell’ex ministro Claudio Scaiola. E veniamo all’ultimo atto di questo gargantuesco thriller edilizio che, oggi, vede il machiavellico e recidivo imprenditore accusato di appropriazione indebita e riciclaggio. Tale modus operandi, fondato sulla corruzione, avrebbe fruttato al Jordan Belfort degli appalti, tra il 1999 e il 2009, appalti pubblici per 450 milioni di euro. Somma impiegata,  tramite accorte operazioni di reinvestimento, per ristrutturare e acquisire il prestigioso centro sportivo. Anemone è anche accusato di associazione a delinquere con il già citato Balducci, a sua volta membro della ‘cricca’, e altre 15 persone. Nelle circa 40 pagine del decreto di sequestro stilato dai giudici, si legge che Anemone, “avvalendosi anche della collaborazione del fratello Daniele, ha realizzato, unitamente ad Angelo Balducci, un esteso e organizzato fenomeno di malaffare, il noto ‘sistema gelatinoso’, per l’assegnazione dei maggiori appalti pubblici degli ultimi anni. Un sistema connotato da procedure semplificate e meno trasparenti nella selezione delle imprese aggiudicatarie sebbene per importi elevatissimi. Poteri in capo all’apposito Dipartimento, costituito presso la Presidenza del Consiglio, definiti dagli stessi interessati patente per uccidere“.

E ancora: “Anemone è un soggetto dedito abitualmente a traffici delittuosi, in relazione al vivere abitualmente con proventi di attività delittuose, in un particolare contesto criminale che opera in altissimi ambienti istituzionali”. Il sistema gelatinoso, come confermano le indagini, ha dunque consentito la metodica assegnazione di importanti appalti pubblici a una rosa di imprese favorite, in primis quelle del Gruppo Anemone. Gli ingredienti per una trama avvincente e ricca di colpi di scena, finora, ci sono tutti: spropositate somme di denaro; funzionari corrotti; un antagonista scaltro e intraprendente. Non manca che uno scoppiettante duello finale alla sbarra del tribunale: chi trionferà? Al momento, sappiamo che l’udienza è fissata per il 23 giugno prossimo davanti alla III sezione penale, il contraddittorio tra le parti in ordine alle misure personali e patrimoniali.

TWITTER@Chiara_Carna

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