Il volto nuovo del Parlamento Europeo

Dopo una campagna elettorale corsa gomito a gomito che ha lasciato Renzi meravigliato e Grillo con il Maalox, è arrivato il momento di mettere via le bandierine e andare a fare politica dagli scranni del Parlamento Europeo. I nuovi inquilini stanno per cambiare l’assetto e l’orientamento di Bruxelles e Strasburgo.

In Italia a stravincere queste europee è stato il Partito Democratico ma gli eletti piddini, pur essendo il gruppo più consistente del fronte del Partito Socialista Europeo e nonostante quest’ultimo abbia retto bene con 191 deputati eletti, resteranno sotto scacco del Partito Popolare Europeo. Il PPE, grazie soprattutto alla Germania della Merkel, resta il primo gruppo nonostante un tonfo di cui ancora si sente l’eco: dai 274 seggi conquistati nel 2009 si cade stavolta a 213, precipitando di 61 seggi. Il candidato alla presidenza della Commissione per il Ppe Jean-Claude Juncker ha già chiesto per sé la guida dell’esecutivo dell’Ue ma, dati alla mano, popolari e socialisti hanno già aperto alle trattative. Anche l’ALDE dei Liberali e Democratici perde terreno, passando da 83 a 64 seggi. Va peggio della scorsa legislatura anche l’ECR dei conservatori, che si ferma a 46 deputati e perdono per strada un paio di seggi anche i Verdi. {ads1} 

Ma dove sono andati a finire tutti i voti che questi partiti non sono riusciti a tenersi stretti? In parte ne ha beneficiato la Sinistra Unitaria, che sale da 35 a 42 seggi, grazie soprattutto al vento rosso che soffia dalla Grecia di Alexis Tsipras. Tuttavia ad essere lievitati e a cambiare l’assetto del Parlamento Europeo sono tutti quei partiti e movimenti che stentano a farne parte. Il gruppo euroscettico EFD conquista sette deputati e sale a 38, proiezione europea dell’ottimo risultato che la Lega Nord ha riscosso al di qua delle Alpi. Il dato più eclatante è che una fetta consistente del nuovo Parlamento è costituita dai non iscritti e dalle new entry, gli “altri“.

Questi gruppi così vagamente identificati rappresentano le forze che hanno travolto queste elezioni, cioè le frange più agguerrite contro lo stesso Parlamento nel quale si apprestano ad entrare. Il Front National di Marine Le Pen, la forza antieuro di estrema destra, ha spazzato via Hollande e il socialismo francese. Volano anche l’Ukip per l’Indipendenza del Regno Unito e gli olandesi di Geert Wilders e soprattutto sbarcano al Parlamento Europeo, pur frenati dal flop registrato alle urne, 17 rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Gli “altri” e non iscritti sono ben 105 e, seppure disomogenei e incapaci di guidare una progettualità comune sono capacissimi di metterla in difficoltà e saranno la spina nel fianco di questa neonata sfida europea.

Twitter: @Francesca_DeLeonardis

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