La Notte dei Musei: sete di cultura o tasche affamate?
Lo scorso 17 maggio la notte della Capitale è stata animata da luci molto speciali, che si sono aggiunte a quelle, inimitabili, che ogni sera avvolgono il centro storico di un’atmosfera seducente e immortale, proprio come la Città Eterna. Parliamo delle insegne e degli ingressi del Palazzo delle Esposizioni, del Vittoriano, di Montecitorio… e di tutte le celeberrime istituzioni pronte a ospitare gratuitamente – o quasi – frotte di romani e non ansiosi di godersi la famigerata Notte dei Musei.
Appena tre anni fa, Woody Allen ha elogiato, sul grande schermo, la magia e l’incanto della Parigi notturna, regalando invece alla nostra Roma, solo 12 mesi più tardi, un ritratto banalmente patinato nella forma e poco lusinghiero nei contenuti. A onor del vero, sarebbe sufficiente trascinarlo per strada in una qualunque notte capitolina per prenderlo da parte e dirgli: “Caro Woody, abbi pazienza, ma quale Parigi? Hai mai ammirato il Colosseo o il Cupolone al chiaro di Luna?” Tuttavia, è innegabile che la prospettiva di passare la notte a esplorare e riscoprire le infinite bellezze culturali che Roma, museo a cielo aperto per antonomasia, offre ad ogni angolo, renda l’esperienza incredibilmente più allettante e stimolante.
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La Notte dei Musei è ormai da anni un appuntamento da non perdere, inebriante iniezione di euforia per l’entusiasta turista e il romantico artista assopito in ciascuno di noi, che non sta più nella pelle all’idea di aver davanti a sé un’intera serata per contemplare le meraviglie che, spesso, il frenetico trantran o gli esosi biglietti d’ingresso tendono a farci trascurare. Eppure, come in ogni situazione apparentemente troppo bella per esser vera, esiste anche in questo caso uno sconfortante rovescio della medaglia. “Notte dei Musei”, infatti, fa immancabilmente rima con code chilometriche, ressa da stadio e nervosismo assicurato. In breve, l’idilliaca serata a tu per tu con l’invitante binomio della cultura a buon mercato rischia di trasformarsi in una deprimente utopia, per lasciar spazio a ore di interminabile attesa fuori dalla location prescelta. Ore coronate, magari, da un clamoroso fallimento, che farà dell’entrata l’unica cosa che, effettivamente, avrete ammirato dell’Ara Pacis o delle Scuderie del Quirinale. Alla luce di queste agrodolci riflessioni, diamo dunque un’occhiara a quanto accaduto stavolta nella notte più acculturata e brulicante dell’anno… Un titolone de Il Messaggero vi accenna come a un completo successo, raccontando, con toni aulici, degli oltre 200 mila visitatori accorsi, del Foro di Augusto e della mostra di Frida Kahlo alle Scuderie del Quirinale come luoghi più gettonati, della soddisfazione del sindaco Ignazio Marino. Volendo, però, dar voce a giovani, famiglie e gente comune, emergono non solo le gioie, ma anche i disagi di chi la Notte dei Musei l’ha vissuta in prima persona e può offrire testimonianze ben più interessanti e autentiche dei dati statistici.
A partecipare alle visite guidata al Colosseo – precedute, com’è noto, da aspri e polemici dibattiti nel corso della settimana – sono stati soltanto i tremila fortunati che son riusciti a prenotarsi telefonicamente; le mostre della già citata Frida Kahlo e di Andy Warhol a Palazzo Cipolla erano assolutamente inavvicinabili, a meno di non mettersi in coda già nel tardo pomeriggio. Ma in tal caso, si potrebbe obiettare, che “Notte” dei Musei sarebbe? Ha avuto più fortuna chi ha optato per la mostra L’Arte del Comando, allestita nella suggestiva cornice dell’Ara Pacis; per Palazzo Venezia, praticamente esente da code, o per i Mercati di Traiano. In questi ultimi, nonostante la quantità di gente in attesa fosse decisamente scoraggiante, il Purgatorio dei fiduciosi che hanno deciso di accodarsi non superava generalmente i dieci minuti… che valgono senza esitazioni la vista che si gode dalla terrazza o le interessanti testimonianze dell’antichità esposte. Si dice a sua volta soddisfatto chi, previa prenotazione, ha approfittato del tour, anche in tal caso guidato, di Montecitorio, articolato in cinque interessanti soste. Un bilancio, in linea di massima, positivo, indice della curiosità e del piacere dell’arte da parte dei cittadini di tutte le età. Ma la peculiarità di quest’anno è anche l’estinzione della gratuità che notoriamente contraddistingue l’iniziativa e incentiva l’affluenza. Se, da una parte, è ovvio che non è certo il ticket simbolico di un euro a pesare sulle nostre tasche, specialmente se confrontato con i costi di un normale biglietto intero (12 euro per il Colosseo, 15,50 euro per la mostra di Andy Warhol, tanto per citare qualche esempio), è, d’altro canto, naturale domandarsi dove andranno a finire e perchè questi piccoli contributi… non poi così ‘piccoli’, se moltiplicati per 200 mila… La Notte dei Musei è ancora un’iniziativa improntata esclusivamente a solide velleità artistiche e culturali e a favorire l’incontro tra il popolo e la cultura oppure, dietro a essa, inizia a incombere l’ombra delle solite manovre commerciali volte a rimpinguare casse misteriose?
A seguire, una breve gallery fotografica che cattura e prova a rendere l’idea delle interminabili code e della quantità di gente in attesa.
TWITTER: @Chiara_Carna