Della Seta, Green Italia, «Green New Deal contro la crisi»
Roberto Della Seta è il co-fondatore di Green Italia ed è stato Presidente di Legambiente e Senatore del Partito Democratico nella XVI legislatura. È candidato con i Verdi Europei nelle circoscrizioni dell’Italia centrale (Lazio, Marche, Toscana, Umbria) e dell’Italia meridionale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia).
Ci ha parlato della necessità di un’Europa diversa, che punti fortemente sull’ecologia e che cambi radicalmente registro dopo gli anni di grandi intese tra socialisti e popolari.
PAROLIBERO: Come dice il nome stesso, I Verdi Europei sono convintamente europeisti. Eppure nel vostro programma e attraverso le vostre dichiarazioni si legge palesemente una voglia di cambiare l’Europa. In qual modo?
ROBERTO DELLA SETA: «Esattamente come abbiamo fatto in questi 5 anni nel Parlamento Europeo. Molti oggi propongono politiche di cambiamento rispetto alle scelte fatte in questi anni difficili. Il problema è che molti di coloro che propongono cambiamenti sono gli stessi che in questi anni hanno governato, soprattutto popolari e socialisti. Noi non abbiamo nulla a che spartire con le forze che considerano l’Europa come il problema. Sappiamo che l’Europa circa le politiche ambientali ha spesso aiutato l’Italia. Molte delle leggi migliori che abbiamo in Italia sono dovute alla necessità di adeguarsi a normative europee. Pensiamo inoltre che nessun paese europeo potrà reggere da solo, nei prossimi anni, le sfide della globalizzazione. Persino la Germania da sola da qui a 20 anni uscirebbe dal G8: l’unica possibilità per l’Europa è quindi di essere unita, anzi, essere sempre più unita. Va abbandonata l’austerità fatta a colpi di tagli ai bilanci pubblici, imboccando invece una strada diversa che sappia investire nelle direzioni più importanti e utili per i cittadini europei, come per esempio la green economy, la chimica pulita, il riciclaggio dei rifiuti. Questi sono i settori produttivi che già in questi anni di crisi hanno dimostrato di saper reggere meglio alla recessione e su questi bisogna puntare più di quanto si è fatto fino ad adesso. L’unica via che può dare un futuro all’Europa all’altezza dei sogni europei è quindi quello che noi abbiamo chiamato un Green New Deal»
P: Quindi se io le chiedessi qualche soluzione concreta alla crisi economica generale Lei mi proporrebbe questo Green New Deal?
R.D.S. : «Se parliamo di investimenti pubblici noi sappiamo che l’Europa e gli stati membri hanno risorse limitate che vanno concentrate nelle direzioni più utili dal punto di vista economico e sociale. Vanno invece tagliate spese inutili nonché dannose quali ad esempio quelle militari insensate, a cominciare da quelle legate all’acquisto degli F35. Vanno tagliate le sovvenzioni a pioggia a industrie ormai obsolete e quasi sempre inquinanti. Bisogna concentrare gli investimenti da una parte nella difesa del territorio, dell’ambiente e nella lotta ai problemi legati all’inquinamento e dall’altra bisogna sostenere l’economia verde che è quella con più prospettive di crescita e sostenibilità»
P: Cambiando radicalmente tema, in questi giorni tiene fortemente banco il tema circa le migrazioni. Voi credete che a livello europeo vada fatto o cambiato qualcosa?
R. D. S. : «La prima cosa da cambiare è fare in modo che l’Europa abbia una politica dell’immigrazione che oggi non c’è perché ogni stato membro fa come gli pare. Il paradosso è che a invocare una politica europea nel campo dell’immigrazione siano gli stessi che hanno in questi anni praticato la volontà di una politica dell’immigrazione italiana del tutto estranea agli indirizzi che venivano dall’Europa. L’attuale Ministro dell’Interno è lo stesso che soltanto 2-3 anni fa sosteneva i respingimenti in mare, che sono contro la base della Costituzione europea. E circa il diritto d’asilo bisogna dire la verità: l’Italia non è il Paese che deve sopportare il carico maggiore di richieste come hanno sostenuto in questi giorni Alfano e Renzi. Nel 2013, in Europa ci sono state 430 mila richieste d’asilo: di queste, 120mila in Germania, 60mila in Francia, 40mila nel Regno Unito e soltanto 30mila in Italia. Quindi l’Italia ha dovuto affrontare una parte relativamente modesta delle migrazioni e sostenere che siamo il paese con il maggior carico è una bugia. L’Europa ha bisogno di leggi e fondi per il diritto d’asilo più che di improbabili legislazioni sul contenimento dei flussi migratori».
P: Come vi ponete nei confronti delle questioni di genere?
R. D. S. : «Abbiamo già fatto scelte che non hanno molti paragoni. I Verdi sono gli unici nel cui statuto è previsto che in tutti i ruoli di maggiore importanza debba essere soddisfatta la parità di genere. Abbiamo due candidati alla Presidenza dell’Unione: una donna, Ska Keller e un uomo, Josè Bovè, ambedue deputati europei. Nelle liste di Green Italia-Verdi Europei c’è una maggioranza di donne, cosa che non avviene a caso dato che l’ecologia ha sempre visto nel ruolo delle donne un settore di grande propulsione»
P: Spesso l’Italia è stata ripresa per non aver rispettato normative europee circa i reati ambientali, come nel caso Ilva. Cosa crede che possa essere fatto a livello europeo affinché l’Italia metta a norma una volta per tutte situazioni che sono sufficientemente degenerate in questi anni?
R. D. S. : «Ci vuole un’Europa più severa che pretenda il rispetto delle norme europee ma ci vuole anche un’Italia più responsabile. I partiti che oggi si propongono come i più europeisti sono gli stessi che hanno governato e che attualmente governano e che hanno provocato gran parte delle infrazioni italiane alle normative europee. Il caso dell’Ilva di Taranto è di riferimento: mentre in Europa la siderurgia si è adoperata in un lavoro complesso e costoso di riconversione delle produzioni, in Italia noi abbiamo una fabbrica dei veleni che da decenni continua impunemente ad avvelenare la città di Taranto senza che la politica, le istituzioni, il comune, la regione e nemmeno il sindacato abbiano nulla da ridire. C’è un sistema di potere che ha consentito decenni di illegalità e io credo che scacciare questa cupola parallela sia la premessa indispensabile per avere un’Italia un po’ più rispettosa delle leggi che l’Europa ha dato sull’inquinamento e sulla salute».