Bene in vista: il Salone del libro 2014

Non ci sono più visitatori con le sacche di tela dei marchi editoriali preferiti che corrono tra una sala e l’altra per gli incontri con gli scrittori. È tempo, per gli editori grandi e piccoli, di chiudere gli stand e impacchettare i libri per tornare nelle loro sedi, alleggeriti di un soddisfacente numero di copie vendute.

È positivo, infatti, il clima che si è respirato nei cinque giorni della fiera torinese: gli editori sono soddisfatti del lavoro e i dati sulle vendite sono rassicuranti, con una media del 10-20 % in più rispetto al 2013, ma punte, per alcune case editrici, addirittura del 50 %. Al Salone del Libro di Torino, ventisettesima edizione dedicata al tema “il bene“, siamo entrati negli stand delle grandi editrici, riconoscendo titoli e novità già visti in libreria, ma di cui qui si apprezza l’identità editoriale. Come per il bianco che domina lo stand Einaudi, ulteriormente rafforzato dalla copertina tutta bianca del nuovo Il giovane Holden – presentato al salone con la prima nuova traduzione dopo quella del 1961, molto apprezzato dal pubblico – o come i sempre bellissimi Adelphi allineati negli scaffali, quest’anno presenti a Torino con quasi tutto il catalogo in onore dei 50 anni della casa editrice. Abbiamo osservato l’operosità delle case editrici medie come Minimum Fax, Il Saggiatore o Fazi, con l’editore in persona spesso presente, e chiesto libri che già il secondo giorno erano finiti, come l’ultimo romanzo di Nothomb pubblicato per Voland. C’è stata data la possibilità di stupirci a contatto con realtà editoriali piccole, soprattutto quelle dell’area Incubatore, progetto dedicato all’editoria del futuro (col debutto di 23 nuovi nomi) che, all’ottava proposta al Salone, ha suscitato il forte interesse dei visitatori, sia agli stand sia agli incontri.

Paese ospite del 2013 è stato il Vaticano. Un fatto nuovo, che tra le altre cose ha costituito una sfida per le numerose trasmissioni radio portavoce del festival che, come ci ha detto Sinibaldi di Fahrenheit (Radio 3), hanno dovuto reinventarsi nuove scalette per sostituire le tradizionali interviste con gli scrittori del paese ospite. La partecipazione della Santa Sede ha avuto un buon riscontro del pubblico: oltre alle vendite, molto legate alle opere di e su Papa Francesco, l’installazione di una cupola di libri che ritrae quella di San Pietro è stata tra i monumenti più fotografati del salone nei social network. Tra i bimbi in gita scolastica, in fila per mano con i cappellini di carta di Peppa Pig dati dalla Giunti, abbiamo percorso in lungo e in largo i padiglioni, non solo per acquistare tra gli stand, ma anche per raggiungere le varie sale che ospitavano incontri, dibattiti e presentazioni. Tantissimi, ben organizzati senza sfori di orari e quasi sempre con ampio spazio per le domande dal pubblico. Molto diversi gli ospiti, che spesso hanno fatto registrare il pienone in sala ma interessato la gente al punto da farla restare anche fuori, seduta a terra, ad ascoltare il dibattito dagli altoparlanti: difficile scegliere e impossibile rendere conto del vasto programma, tra gli incontri con Lansdale, Sánchez, McCurry, o Guccini e Litizzetto, Veltroni e Scalfari, Benni, Pascale, Serra e veramente molti altri.

{ads1}

Progetti interessanti per i più giovani da BookStock, la parte del salone dedicata a bambini e ragazzi, e per tutti quanti a Officina, editoria di progetto, la sezione sui mestieri del libro curata da Culicchia. Con uno sguardo anche all’enogastronomia in Casa CookBook, o all’inventività con le dieci startup per l’editoria di Book to the future, o ancora alle regioni italiane (con il Veneto come regione ospite del 2014), il Salone del Libro è un evento che non ha confini. Abbiamo scavalcato i limiti spaziali con i social network, grazie ai quali quest’anno si è creato un vero e proprio parallelo “salone digitale“, e abbiamo capito come nei cinque giorni torinesi saltino anche tutti i confini lavorativi e si capiti alla festa di Minimum Fax, a ballare fino alle 4 di notte, dj alla consolle, proiezioni di copertine sugli schermi e gente che tira fuori libri che di giorno non aveva fatto in tempo a consegnare. E ora, prima di salutarsi all’anno prossimo, per gli organizzatori della fiera è tempo di un bilancio da record, con circa 340mila ingressi e un incremento del 3 % rispetto al 2013; incremento che, per la partecipazione agli incontri, sale addirittura al 15 %. I numeri offerti dal Salone di Torino, quando i dati sul calo dei lettori in Italia sono sempre più allarmanti (il comunicato Nielsen attesta che il 57 % degli italiani nel 2013 non ha letto nemmeno un libro), susciterebbero quanto meno una riflessione: ci sono, forse, prospettive per abbandonare il pessimismo. E, nel bene e nel male, almeno quando la letteratura diventa un evento e uno spazio sociale forse si riescono a ottenere risultati incoraggianti.

Twitter: @CardinaliRob

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *