Immigrazione, il problema degli altri
Dal 12 maggio il mare nostrum conta altri duecento morti portati in seno dalle sue onde. L’immigrazione che uccide è il tema caldo che tutti i partiti unanimemente scaricano sull’Ue, ma che cosa faranno loro a Bruxelles, una volta incassati i voti delle elezioni del 25 maggio, resta avvolto nel mistero.
«Il mare è pieno di morti», riecheggiano ancora le parole del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini dopo il tragico naufragio del 3 ottobre scorso che ha portato alla morte quasi quattrocento anime. Quel grido di dolore ha partorito l’operazione Mare Nostrum che tuttavia ha rivelato la sua impotenza e il 12 maggio, a quaranta miglia dalla costa libica, l’ennesimo barcone è affondato costando la vita a circa duecento migranti. Quando si è scoperti a non saper gestire bene qualcosa la soluzione più istintiva è quella di scaricare la responsabilità su qualcun altro, e, per quanto sia vero che si tratta di responsabilità comuni e condivise, questo gioco del rimpiattino è esattamente ciò che l’Italia, ancora una volta, ha fatto. E su questo fronte pare che non ci siano maggioranza e opposizione. {ads1}
«La politica deve assumere la responsabilità e affrontare emergenze di questo tipo dentro uno sforzo che non deve essere affidato semplicemente alla realtà italiana, ma deve diventare tema di tutta l’Europa» ha detto a Catania il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha chiesto che «l’Italia non sia lasciata sola» e che «sia l’Europa ad assumersi la sua responsabilità». E allora questa Europa, stanca di essere continuamente incalzato sul tema, è scesa sul ring. Il portavoce della Commissaria Cecilia Malmstrom, Michele Cercone, ha detto che la Commissione europea collabora in modo positivo con le autorità italiane sul problema della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, ma l’Italia «deve dire quello che vuole esattamente». E ha poi affondato: «Nel mese di marzo Malmstrom ha inviato una lettera al governo italiano in cui chiedeva indicazioni concrete su quello che Bruxelles avrebbe potuto fare in più. Non abbiamo mai ricevuto risposta».
In effetti sulle politiche che si vorrebbe che l’Europa mettesse in atto c’è parecchia confusione e anche le idee dei partiti italiani, che si apprestano a far sedere i loro rappresentanti sugli scranni del parlamento europeo dopo le elezioni del 25 maggio, sono piuttosto vaghe. Il Pd parla di prevenzione e monitoraggio nei paesi d’origine. Alfano vuole che l’Italia sgusci via dal problema, chiedendo che sia l’Europa a occuparsi del soccorso in mare attraverso Frontex e che l’accoglienza umanitaria sia fatta in Africa, soprattutto in Libia. Insomma di immigrati in Italia non vuole sentir parlare. Superfluo dire che la posizione della Lega è ancora più arroccata sulle frontiere chiuse. L’Altra Europa con Tsipras è su tutt’altre posizioni e ritiene urgente l’adozione da parte dell’Unione Europea di politiche migratorie che rendano effettivamente possibile alle donne, agli uomini e ai bambini di altri continenti di raggiungere legalmente il territorio europeo senza mettere a rischio la propria vita, ampliando e armonizzando le norme che regolano l’ingresso in Europa per motivi di lavoro e garantendo inoltre ai migranti parità di accesso al sistema del welfare. Questa sembra l’unica, quasi utopica, posizione dell’accoglienza, ma tra il dire e il fare resta aperto un “come” grande come un mare.