Europee alle porte: abolizione canone Rai
La data fatidica è sempre più vicina: le Elezioni Europee sono alle porte ed il clima in Italia è sempre più teso. Ogni partito cerca di portare acqua al proprio mulino e il Pd non è da meno, con la differenza che il segretario di questo partito coincide con il capo di governo.Tra le tante proposte l’ultimo “colpaccio” di Renzi sarebbe quello di proporre l’abolizione del canone Rai che, attualmente, ammonta a euro 113,50.
Niente di particolarmente innovativo, insomma, poiché la proposta era già stata avanzata in precedenza dal “guru della conquista dei voti” Silvio Berlusconi. Secondo quanto dichiarato dal sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, il governo avrebbe l’intenzione di “eliminare” definitivamente il canone già a partire dal prossimo anno. Tutte le proposte precedentemente ipotizzate non sono state ritenute idonee: finanziamenti attraverso la bolletta elettrica, tassa sulla casa, battaglia contro l’evasione, riforma del canone stesso. Il presidente dell’ Autorità dell’Energia, Guido Bortoni, ha commentato: «Il canone Rai credo non possa essere classificato come interesse generale per il consumatore elettrico e quindi, in quanto tale, non possa far parte dell’esazione. Altra cosa è la normale funzione di incrocio dei dati dei consumatori, nel pieno rispetto della privacy». {ads1} Lo scorso 5 maggio Giacomelli così commentava l’impegno del Pd in proposito: «Stiamo lavorando a una riforma radicale che ha tre obiettivi: introdurre più equità, togliere il carattere odioso che rovina il rapporto tra la pubblica opinione e il servizio pubblico, eliminare l’evasione che è un punto davvero imbarazzante». Il cda Rai ha intrapreso una strada complessa: la vendita delle quote di Rai Way, società per azioni che gestisce gli impianti di trasmissione e possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo. «Da tempo, il direttore generale della Rai Gubitosi ci parlava della vendita di RaiWay. Il progetto c’era già, dunque. Noi invitiamo Viale Mazzini ad accelerare nella valorizzazione dell’asset. Servono soldi. La tv di Stato li cerchi come e dove sa».
Il sottosegretario Graziano Delrio ha tenuto a precisare: «La decisione di chiedere alla Rai uno sforzo è la stessa che chiediamo alla pubblica amministrazione. Chiediamo di migliorare l’efficienza e non vogliamo chiudere trasmissioni o asset che producono».
La soluzione proposta da Renzi è quella di “un’imposta flessibile a importo variabile” relativo ai consumi, sulla base della “capacità di spesa” delle persone. Ne consegue un diverso Piano editoriale e la trasformazione della Rai in una “media company” in grado di competere con il favoloso mondo di Internet. Giacomelli ricorda: «Non lo paga il 27% delle famiglie con un danno che la tv di Stato stima in 1,7 miliardi tra il 2010 e il 2015. Una cosa imbarazzante, che noi fermeremo».
«L’unico modo per dare il via a quell’operazione è prima fare in modo che tutti paghino. Ne discuteremo tra non molto, stiamo pensando ad una lotta più incisiva dell’evasione e l’ipotesi di allegare il canone alla bolletta della luce non è stata per niente accantonata». La Rai, in quanto comprendente 700 dipendenti, di cui 200 giornalisti, “deve produrre di più».
Fondamentalmente, il fine ultimo di Renzi è quello di attirare consensi verso il Pd riducendo al massimo i contributi: un progetto interessante e sicuramente conveniente, ma realmente applicabile o solamente utile a fini propagandistici?