Afghanistan sfida alle urne

La partita per le elezioni in Afghanistan rimane ancora aperta. Degli otto candidati inizialmente in competizione per la carica di Presidente, rimangono in lizza Abdullah Abdullah, ex ministro degli Esteri, in testa con circa il 45 per cento delle preferenze, e Ashraf Ghani Ahmadzai, ex ministro delle Finanze e funzionario della Banca Mondiale, con il 32 per cento dei voti.

Al terzo posto nelle percentuali di voto l’ex ministro degli Esteri Zalmai Rassoul, vicino al Presidente uscente Hamid Karzai. Non avendo nessuno dei due candidati raggiunto la maggioranza, l’esito della competizione sarà decretato a fine maggio con un ballottaggio.
Il successore del “sindaco di Kabul” raccoglierà un’eredità pesante: l’Afghanistan rimane un Paese pervaso dalla corruzione, al 104esimo posto nella classifica della libertà di stampa, fortemente diviso e conteso da istituzioni politiche deboli e da fazioni Talebane che temono e osteggiano l’istruzione e che esercitano ancora un controllo aperto e diffuso del territorio.
Il nuovo governo dovrà, inoltre, discutere della questione delle truppe NATO impiegate nella missione ISAF, il cui ritiro dall’Afganistan è previsto entro l’anno. Ad esasperare la situazione attuale il maltempo, che ha provocato oltre duemila vittime; la province settentrionali del Paese sono state contrassegnate da piogge e inondazioni che hanno sommerso interi villaggi (fonte agenzia di stampa Pajwok).

La tensione resta altissima a causa del timore di brogli e delle minacce di attentati. L’ultima incursione terroristica è avvenuta giovedì 1 maggio a nord di Kabul, dove un gruppo talebano ha perpetrato un attacco che ha condotto alla morte di 13 persone. E tuttavia rimangono confortanti i dati di affluenza alle urne, che segnano una partecipazione nettamente superiore alla tornata elettorale del 2009.
Gli Stati Uniti avevano cercato di favorire la correttezza del processo di voto e, allo stesso tempo, incoraggiare l’affluenza alle urne promuovendo il dibattito politico sui social network, ma il tentativo è risultato infruttuoso data l’insufficienza di risorse a finanziare l’esperimento. A seguito dei risultati ufficiali di voto, comunicati il 26 Aprile, anche le Nazioni Unite avevano sollecitato il rispetto del procedimento elettorale.

Il conteggio delle preferenze in una regione sprovvista di moderni mezzi di comunicazione è risultato particolarmente lento, ed aggravato dalla necessità di verifica di eventuali brogli – la Commissione Indipendente Ricorsi Elettorali (IECC) ha già invalidato circa 230.000 voti.
A breve si conoscerà la volontà politica dei “Pathans” di oggi, di quel popolo che uno dei suoi maggiori poeti descrive come «semplice e generoso fino all’inverosimile, eppure con l’abitudine di decidere tutto attraverso la lotta»

Claudia Pellicano 

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