La leggenda del pianista sull’oceano rivive al Teatro dell’Angelo
In principio doveva esserci Eleonora Giorgi sul palco del Teatro Dell’Angelo. Problemi personali dell’attrice hanno però cancellato la messa in scena di Anna Cappelli. A sostituirla prontamente il direttore Antonello Avallone, poliedrico padrone di casa, pronto a rimettersi in gioco con quello che sembra essere il suo pezzo forte: Novecento.
La storia, scritta da Alessandro Baricco e resa celebre dalla trasposizione cinematografica La leggenda del pianista sull’oceano, racconta di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, un bambino trovato sul transatlantico Virginian, appena approdato sulle coste americane. Fu ritrovato in prima classe, lasciato lì probabilmente da genitori meno abbienti. Quello che sembrò essere un disperato tentativo di regalare a quel neonato un futuro di prosperità, accudito da una famiglia che potesse coltivarne le doti, risparmiandolo dalla fame o dalla dura condizione di immigrato, si rivelò essere un curioso scherzo del destino. Fu ritrovato dal marinaio Danny Boodman, e visse tutta la propria vita sul Virginian, senza mai toccare terra. Era quella la sua casa, tra la prima e la terza classe, tra i vetri, il parquet, le macchine e il carbone, tra chi riponeva le proprie speranze nel nuovo continente americano e chi, invece, ne tornava deluso.
Un genio del pianoforte, magicamente autodidatta, capace di scrivere su pentagramma ogni persona incontrata. Insieme al protagonista, un trombettista salito sul Virginian nel 1927, suonavano “perchè l’oceano è grande e fa paura, suonavamo perchè la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov’era e chi era…”
E’ lo stesso Avallone che, fedele al testo di Baricco, racconta per intero la vicenda del pianista Novecento, senza lasciare spazio ad interventi esterni o personaggi ausiliari. La vita, il talento musicale, l’abilità nel “creare roba che non esisteva prima” e le numerose avventure a bordo del Virginian passano attraverso i racconti e i ricordi di colui che suonò con una leggenda. Una leggenda che il mondo non conobbe mai.
Un’intensa interpretazione, piacevole da seguire e delicata fino alla fine. Una rilettura teatrale essenzialmente precisa, il cui unico piccolo difetto sta nel non essersi lasciata cullare dai virtuosismi musicali che racconta. Componimenti pianistici appena accennati che spezzano il silenzio di profonde riflessioni su quanti tasti Dio utilizzi per suonare l’infinita sinfonia dell’uomo.
Per informazioni www.teatrodellangelo.it