Morire per una notizia

Perdere la vita per raccontare una storia. È quello che è capitato ad Anja Niedringhaus, la reporter morta lo scorso 4 Aprile in Afghanistan.

La fotoreporter vincitrice del premio Pulitzer per il servizio sulla guerra in Iraq è stata brutalmente uccisa nei pressi di Khost durante l’attacco di un uomo con indosso la divisa di una gente di polizia. Nello stesso agguato è stata gravemente ferita anche Kathy Gannon, reporter dell’Associated Press, che, assieme alla collega, stava seguendo le elezioni presidenziali in Afghanistan.

Anja Niedringhaus ha raccontato attraverso la macchina fotografica il crollo del muro di Berlino, i mondiali di calcio, e poi i conflitti in Iraq, nei Balcani e in Afghanistan. Immagini semplici, spettacolari, crude, commoventi, come quelle del reportage sulla guerra in Iraq e della strage di Nassiria dove nel 2003 rimasero coinvolti 19 Italiani e 9 Iracheni, che le valsero il Pulitzer nel 2005.
Gli scatti di Anja, di cui i colleghi hanno lodato il talento e il coraggio, sono esposti nel Museo d’Arte Moderna di Francoforte, nella C/O Gallery di Berlino, e in vari musei negli Stati Uniti, in Inghilterra, Austria e Canada.

Da giorni si paventava una dimostrazione di forza da parte dei Talebani in prossimità delle nuove elezioni, che hanno pianificato degli attacchi verso bersagli stranieri, come monito e deterrente nei confronti di qualunque ingerenza internazionale e, probabilmente, come forma di intimidazione anche nei confronti della popolazione locale. La tensione per il rischio di brogli e di nuovi attentati rimane altissima e ha portato a un poderoso dispiegamento di forze di sicurezza. In un clima di tale desolazione, una nota di speranza è offerta oggi dalla notizia della liberazione di Edouard Elias, Didier Francois, Nicolas Henin e Pierre Torres, i quattro giornalisti francesi detenuti in Siria da Al Qaeda.
Reporter Senza Frontiere, l’organizzazione che monitora e difende la libertà di stampa nel mondo, ha recentemente lanciato un allarme sulla sicurezza degli inviati nelle zone di conflitto: oltre alla fotografa tedesca, si annoverano tra le vittime di quest’anno Nils Horter, un corrispondente svedese ucciso a Kabul, e Sardar Ahmed della France Press, che ha perso la vita assieme alla propria famiglia durante un attacco presso un hotel della capitale afgana. La stessa Niedringhaus ne aveva denunciato la tragica scomparsa con un tweet.
La situazione è particolarmente drammatica in Paesi come l’Afghanistan e la Siria. Da inizio anno si contano almeno otto giornalisti uccisi in zone di conflitto, mentre i casi di rapimento sono più che raddoppiati rispetto nello scorso biennio (fonte Ansa). Le sempre più frequenti minacce hanno condotto le Nazioni Unite all’adozione di una risoluzione a salvaguardia della sicurezza della vita dei giornalisti e alla creazione di una giornata internazionale per mettere fine alle impunità.

https://twitter.com/claudia_pulchra

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *