Buonanotte occhi di Elsa di Michele Ortore
Comincia con un colore, questo libro. Blu. Il blu che rompe il ghiaccio dell’indugio lirico, dopo il muro di cinta di un ampio orizzonte d’attesa. Una prefazione, due poesie, un titolo, una dedica, un’altra poesia ancora. Infine il blu, steso nel letto, serenamente, ad aprire il sipario sulla raccolta di Michele Ortore.
Ha 26 anni, troppo pochi per farsi chiamare poeta nel paese dei grandi vecchi, ma abbastanza per vedere pubblicata la sua prima raccolta con Vydia Editore. Si chiama Buonanotte occhi di Elsa ed è stata presentata sabato scorso a Roma dall’autore e dal direttore editoriale Alessandro Seri: “Abbiamo ritenuto, per darci un senso, di dover associare alle traduzioni di poeti noti, la pubblicazione di qualcuno che avesse un futuro nella letteratura. E Michele Ortore è un poeta di grandi speranze, riconoscibile, perché usa con il contagocce i vocaboli di interesse comune che la poesia del ‘900 ha trasformato in parole poetiche: anima, amore, cangiante e simili”
Versi che viaggiavano nei concorsi letterari o nei blog di poesia per assestarsi sulla carta stampata in una struttura definita, circolare, divisa in tre. Amare i paraventi, la prima sezione, dove l’io lirico sperimenta il canto di un amore e trova la forza di farsi avanti, “il coraggio di segnare nuove parole / sulle vetrine di Campana“. Favole al telefono, che apre il confronto con le influenze poetiche e letterarie, gli autori e i loro personaggi: Rodari, Talete, Sanguineti, Celan e il barone di Münchausen. Qui i versi si accumulano e la realtà degli sms e dei tetti della facoltà di Lettere e Filosofia deve fare i conti con l’impeto poetico. “Mi butto nel black hole. Vi saluto. Se torno, / sarà con un ricamo in mano“. Ε quel ricamo di versi si intreccia, prendendo le forme del dialogo, con il teatro e la lingua inglese, mentre la prima persona si confonde con le voci di altri personaggi.
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A chiudere il cerchio Corde nel vuoto, il tratto di maggiore individualità di questo giovane autore. Una sfida aperta tra il linguaggio lirico e quello scientifico, quest’ultimo avvicinato nella sua verità, nella sua onestà. I faggeti, i waterlands olandesi, persino il bosone di Higgs non sono preziosismi da collezione e nemmeno il grido del poeta contro la società contemporanea, quanto piuttosto un possibile tentativo di sintetizzare le contraddizioni dell’animo e della natura. Una sintesi invocata e ricercata anche nel titolo, Buonanotte occhi di Elsa, dove Elsa è la moglie, compagna d’arte e politica, di Louis Aragon. Vita e impegno, scienza e poesia per dare voce agli stimoli e alle contraddizioni alle quali veniamo continuamente sottoposti.
Una scelta, quella poetica, ammesso che di scelta si possa parlare, che Ortore intraprende con la giusta dose di convinzione e confusione. “Bisogna credere che anche la nostra epoca merita di essere riorganizzata in forma artistica perché, anche nella nostra epoca, ci sono dei valori che vanno tutelati, e i poeti, invece che piangere sull’inascolto della società contemporanea, debbono impegnarsi per andare incontro alle persone con questo messaggio.” Su questo scenario si staglia la raccolta di circa trenta liriche, un primo passo verso il mondo segnato da un forte spirito di condivisione e di autocritica, o viceversa. Una poetica, a suo modo, già matura. “Mi piacerebbe immaginare la mia poesia come un contenitore che può essere riempito da qualsiasi tipo di lettura e lettore, ma che allo stesso tempo mantiene forte la mia impronta. Aprire uno spazio di condivisione ma anche prendersi la responsabilità di dire “Sono mie queste parole”.