L’Italia rincorre l’Europa nel tema divorzio
In Spagna non è necessario ricorrere alla separazione; l’unico requisito per procedere al divorzio è la durata minima di tre mesi del matrimonio; lo stesso vale per la Francia. In altri Paesi come la Germania e l’Inghilterra sono previsti, rispettivamente, un anno di separazione e la dichiarazione immediata di divorzio nel caso in cui venga ritenuta impossibile la prosecuzione del rapporto. Ovunque quindi la procedura risulta più semplice che in Italia, dove però sembra che le cose stiano progredendo.
Lo scorso martedì la Commissione Parlamentare nostrana ha infatti approvato all’unanimità il testo che modifica l’articolo 3 della legge sul divorzio, elemento che permetterebbe all’Italia di tenere testa agli altri Paesi europei che, come visto, sono molto più avanti rispetto a noi riguardo l’agilità burocratica, ma questa non è una novità. Il nostro BelPaese, meta ambita dai turisti di tutto il mondo, frontiera, ma anche punto di arrivo, di immigrati che cercano fortuna, sembra infatti seguire la filosofia del tutto fumo e niente arrosto. C’è qualcosa, in Italia, che è allergico al progresso, all’apertura, al prendere una posizione netta che semplifichi anche le vite dei propri abitanti. Memori di un passato ricco, interessante e, a volte, glorioso, ci areniamo nel lato pratico, anzi, questo sembra proprio non appartenerci. E gli onorevoli Alessandra Moretti, del Pd, e Luca D’Alessandro (Forza Italia), ovvero coloro che hanno presentato il testo, sono, in questo caso, l’esempio pratico di una volontà di ammodernamento del nostro sistema che, per una volta, supera le divergenze legate al partito di appartenenza. Ma in cosa consiste questa rivoluzione dello scioglimento del matrimonio?
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In primis si riducono gli attuali tre anni, già ridotti nel lontano 1987 da cinque, di tempo di separazione necessario prima di procedere in quella legale. La modifica infatti prevede un anno di separazione, che può essere ridotto a nove mesi nel caso in cui non ci siano figli minorenni e quando, ovviamente, esista una consensualità da parte di entrambi i coniugi. La decorrenza dell’anno di separazione, o dei nove mesi, inoltre, verrebbe calcolata dalla data di deposito della domanda di divorzio e non dalla prima udienza di comparizione dei coniugi di fronte al giudice e lo scioglimento della comunione dei beni avverrebbe non appena la coppia inizia a vivere separata. Gli emendamenti in questione dovranno essere presentati ufficialmente entro la fine di aprile e, se tutto procede senza intoppi, entro maggio potrebbe arrivare alla Camera.
@IlariaPetta