Diario da Taranto: quei tumori che non importano più

Nonostante in Italia non se ne parli più e si faccia finta che sia stato solo un brutto sogno, il caso Ilva è più che mai vivo e presente: poco nei cuori dei politici, molto negli organismi dei tarantini.

È sulla base di questo combattimento ormai più che decennale tra il profitto e l’ambiente, il portafogli e la vita, i residenti a Taranto e i politici (alcuni dei quali residenti anch’essi a Taranto), che Peacelink si sta muovendo su più fronti per far emergere il grido di dolore e sofferenza dei tarantini. {ads1} Il primo incontro, in ordine temporale, è avvenuto a inizio mese con il Presidente del Parlamento Europeo – e candidato PSE e Pd – Martin Schulz; a far le veci dell’Associazione ionica c’era Antonia Battaglia, ultimamente agli onori delle cronache per la rinuncia alla candidatura nella lista Tsipras a causa della presenza – nella stessa – di due candidati appartenenti a SEL. A margine dell’incontro il commento è stato di un «colloquio molto ampio e positivo in cui sono state toccate tutte le questioni relative all’Ilva – e nel quale – molte sono state le domande poste da Schulz circacome si sia potuti arrivare allo stato attuale». Chissà se il pensiero di Schulz è rimasto lo stesso del marzo 2013, quando secondo fonti Ansa sostenne la «necessità di una politica industriale per l’Europa che non contrapponga interessi ambientali e produzione industriale». Solo pochi giorni dopo, c’è stato un nuovo incontro per Peacelink, sempre a Bruxelles, stavolta con il Commissario Europeo all’Ambiente Janez Potocnik, il quale si è definito «estremamente attento alle evoluzioni e preoccupato per le condizioni nelle quali versa la cittadinanza». La richiesta di Peacelink, semplice, è stata quella di accelerare la procedura d’infrazione ambientale europea nei confronti dell’Italia, anche in ragione della nuova direttiva europea, 2010/75 UE che conferisce alla Commissione la capacità di intervenire maggiormente nei confronti degli agenti inquinanti.

E così, mentre in Italia ormai non si parla più del caso del “siderurgico più grande d’Europa“, le associazioni ambientaliste e alcuni movimenti politici continuano a muoversi in prospettiva. È notizia attuale che i Verdi con Green Italia abbiano candidato come capolista del Sud-Est Vincenzo Fornaro, uomo simbolo della lotta all’Ilva: da allevatore subì l’abbattimento di 600 pecore contaminate dalla diossina e pertanto recentemente è ripartito – forzatamente – da zero, convertendo la sua (ex) masseria in una grande coltivazione di canapa. Chissà che tra belle (ma poche) notizie e 8811 nuovi casi di tumore registrati dalla ASL di Taranto nel triennio 2006-2008, la politica nazionale non si ricordi di quel capoluogo del Sud nel quale 8 persone al giorno scoprono di ammalarsi d’inquinamento.

 

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