Scuola, ignoranza di genere

Perché nelle scuole italiane non si dovrebbe “Educare alla diversità”, insegnando che essa rappresenta anzitutto una legge naturale, un’occasione di incontro ed arricchimento e non una minaccia? Nell ’occhio del ciclone è finito l’omonimo progetto curato dall’Unar – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – e realizzato dall’istituto di terapia cognitivo-comportamentale A.T. Beck.

Un progetto inizialmente autorizzato e finanziato dal Dipartimento per le Pari opportunità, sotto l’allora ministro del Lavoro con delega alle Pari opportunità, Elsa Fornero, portato avanti infine dal Governo Letta nell’ambito delle nuove strategie nazionali anti omofobia per combattere nelle scuole, assieme ai docenti, fenomeni di intolleranza e bullismo omofobico. Tre volumi dal titolo <<Educare alla diversità a scuola>>, destinati alle primarie e secondarie di secondo grado, che avevano il compito di illustrare le <<linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze>> attraverso altrettanti capitoli: componenti dell’identità sessualeomofobia: definizione, origini e mantenimento; omofobia interiorizzata: definizione e conseguenze fisiche e psicologiche; bullismo omofobico: come riconoscerlo e intervenire; adolescenza e omosessualità.
Anche secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità costituisce un’espressione fondamentale dell’essere umano. Ma chi meglio di un’istituzione conservatrice, storicamente ostile al progresso, che da sempre pratica la negazione e la censura di qualsiasi forma di sessualità svincolata dal fine procreativo, poteva imporre la sua longa manus.  La lezione del Cardinale Bagnasco non si è fatta attendere: <<Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di indottrinamento>> dove si <<Instillano preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa>>. Subito Renzi, sebbene presidente del Consiglio di uno Stato sovrano e indipendente – secondo il principio di laicità, fra i Principi Fondamentali della Costituzione –  ha prontamente affidato al Ministero dell’Istruzione il compito di ritirare dalla circolazione il pericoloso materiale. Anche il Fonags – Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola – si dice ora soddisfatto. Il nutrito fronte del No rivendica infatti la libertà di espressione e la libertà educativa delle famiglie di fronte all’imposizione della teoria del gender e delle nuove forme di famiglia. Una libertà che esclude la libertà altrui.

Nell’ottica di una società non tanto lungimirante, quanto più banalmente obiettiva, che ripudia la violenza e la discriminazione, il percorso scolastico “pubblico” dovrebbe promuovere un’educazione serena, completa e libera da pregiudizi. Non a caso esistono classi miste ed una pluralità di docenti, perché gli individui siano educati al rispetto della collettività, al dialogo e allo scambio. In fondo, l’interesse con il quale si insegna la Storia dovrebbe essere lo stesso con cui si affronta l’ Attualità. Sessualità, tutela dei diritti, categorie sociali e famiglie sono componenti varie di una società che si evolve, dove evoluzione significa crescita, progresso, dove istruzione e apprendimento sono strumenti imprescindibili per analizzare e comprendere la realtà circostante. Non si fanno leggere ed analizzare i viaggi di Ulisse, la Divina Commedia, poesie e manifesti di ogni epoca, valutando per anni le conoscenze matematiche, storiche, geografiche, per tenere invece un individuo all’oscuro delle complessità del mondo reale, dove deve convivere con altri 7 miliardi di abitanti.

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