Da “Alì ha gli occhi azzurri” a “Mental”, da “Main dans la main” a “Carlo!”
Roma, Auditorium Parco della Musica. È sabato 10 novembre, sono le 9. Ha inizio la seconda giornata del festival dedicato al cinema.
Fotografi e giornalisti si sono moltiplicati rispetto al giorno precedente, un po’ fiacco come inaugurazione. Il primo film del giorno è “Alì ha gli occhi azzurri” diretto da Claudio Giovannesi, regista di “Fratelli d’Italia”. È la storia di Nader, sedicenne egiziano nato e vissuto a Roma – e dall’accento è più che intuibile – affiancato dall’amico Stefano. “È un film che vuole raccontare l’adolescenza nella società multiculturale italiana di oggi” proiettato in una settimana. Tutto comincia un giorno come un altro. Siamo a Ostia, sono le 8 del mattino e la coppia di amici ruba un motorino. Alle 9 a scuola come se niente fosse. Assolutamente realistico e ironicamente profondo, “Alì ha gli occhi azzurri” è un film contemporaneo, emozionante. Specchio della società, o almeno una parte della società.
Da Ostia si vola verso l’Australia. È il turno di “Mental” di P.J. Hogan. Dopo il successo di “Le nozze di Muriel” e “Il matrimonio del mio migliore amico” il regista torna sul grande schermo con una commedia (quasi) tutta al femminile. Una mamma, cinque sorelle, l’autostoppista Shaz, due vicine di casa e un padre praticamente assente. Ah e Ripper (squartatore), il cane di Shaz. Divertente, veloce e dall’accento trash, si chiama “Mental” perché ogni membro della famiglia Moochmore è convinto di essere pazzo, dall’asociale alla paranoica, dalla schizofrenica a chi pensa di essere in “Lost in space” e sta per essere rapito dagli alieni. “Main dans la main” invece è la commedia diretta da Valérie Donzelli. Una parola? Geniale. Un’altra? Unico. Volete andare a vedere un film audace, estroso, ironico e originale? Buttatevi sul francese. Su “Main dans la main”.
Hélène e Joachin, interpretati dall’affascinante e brillante Valérie Lemercier e da Jérémie Elkaïm, sono uno l’opposto dell’altra. Vengono travolti da una forza inspiegabile che li unisce in un valzer infernale; “se uno dei due si sposta, l’altra lo segue; se la seconda si ferma, il primo torna indietro e la raggiunge”. Il migliore del festival. Per ora. Da Parigi si torna a Roma. “Carlo!” di Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni è una sorta di documentario dedicato a uno tra gli attori più noti a livello nazionale e non. Carlo Verdone racconta il “suo cinema visto da dentro” insieme a collaboratori, colleghi e popolo. Sì insieme al popolo de Roma. Come nascono i suoi personaggi e le storie. Memorabili e unici. Purtroppo l’organizzazione del festival questa volta non ha avuto la meglio lasciando così gran parte degli accreditati, tra cui la stampa, fuori alle porte. Detto ciò, alziamo le mani davanti al “Carlo!” del cinema.