Gabriels and the Italian Cute Nymphet, l’incarnazione della merce e la degradazione del mondo moderno

Quella di Paolo Gabrielli è un tipo d’arte come poche in Italia. Essa accomuna il gioco, il surrealismo, il desiderio e la distruzione. Conosciuto soprattutto all’estero, Gabriels (questo il suo nome d’arte) è ora in Italia per l’esposizione di Gabriels and the Italian Cute Nymphet che si terrà dal 9 novembre fino al 16 gennaio presso il Museo di Pietro Canonica a Villa Borghese. Ideata dallo studioso di avanguardie storiche Giancarlo Carpi che ne è anche il curatore, la mostra è la prima personale di un artista neo-pop italiano in una sede istituzionale romana. La scelta del luogo per l’esposizione trova la sua ragione d’essere nell’affinità delle opere di Gabrielli con quelle di Pietro Canonica.

Nell’affacciarsi a questo nuovo mondo si scopre infatti la commistione dei capolavori dei due artistisì come una sorta di montaggio critico, al cui centro è il nesso tra la Ninfa moderna (étant Dunny) dell’artista romano e La raffica di Canonica. I due artisti dialogano attraverso l’accostamento di immagini legate al pathos della Ninfa, alla sua progressiva caduta e degradazione nel mondo moderno e contemporaneo fino all’attuale incarnazione nella merce, che costituisce il fine primo della mostra. La stessa disposizione delle statue in bronzo lucidato a specchio (questa una delle tante peculiarità delle opere esposte) non è casuale: l’accostamento – vero e proprio – dei  capolavori di Gabriels con quelli di Pietro Canonica è visibile sin dai primi passaggi della mostra.

 

Gabrielli reinterpreta secondo la tradizione culturale europea, con ironia intellettuale, lo stereotipo della forma infantile enfatizzata (cuteness), sul quale sono fondate le principali correnti Neo-Pop: il Superflat giapponese (Murakami, Nara) e il Pop-Surrealism americano (Ryden, Schorr, Williams), icone alle quali si ispira. Quella dei giocattoli infatti è una delle passioni che ha accompagnato e accompagna Paolo Gabrielli nella sua creatività e nella manifestazione della sua sensibilità artistica. Difatti, stando alle sue testuali parole, ha sempre saputo che nella vita avrebbe continuato a sognare giocattoli senza avere il benché minimo interesse per il gioco. Passando attraverso la categoria estetica della cuteness, i “giocattoli per malinconici” di Gabriels mettono in scena singolari immagini dialettiche: piccole illuminazioni rispetto al mondo di sogno dei feticci industriali, preziosi soprassalti, scomposizione della merce sino alla riscoperta del primitivismo ab origine. La mostra raccoglie tutta la produzione dell’artista, gioielli inclusi.

Le sculture in bronzo, pezzi unici di dimensioni ridotte sia per quanto riguarda la finitura sia per quanto riguarda la progettazione, si possono scomporre in più di cento pezzi ad incastro come modelli anatomici fantastici, o trasformare mediante complessi meccanismi, o suonare, grazie a carillon interni. L’iniziativa è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali con la collaborazione del Centro Italiano Studi e Indagini.

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