“Mille e una notte” a Roma: gli sceicchi e i restauro dei monumenti
Quante sono le bellezze di Roma che necessitano di un restauro? Molte, moltissime, forse quasi tutte, ma dato il dissesto finanziario del comune di Roma, ci eravamo rassegnati al peggio; eppure, strano ma vero, il sindaco Ignazio Marino ha tirato fuori dalla manica un asso vincente.
No, niente Superman o trasformazione del ferro in oro: dove non sono arrivati i fondi statali ed il mecenatismo degli imprenditori privati, è arriva la famiglia reale saudita. Si, proprio gli sceicchi super ricchi daranno una mano all’arte della Città eterna. L’accordo è stato firmato a Riad il 30 marzo scorso dal sindaco stesso e dalla famiglia reale dell’Arabia Saudita, e prevede la costituzione di un fondo dedicato al restauro dei monumenti, fondo finanziato sia dalla famiglia reale saudita che da capitali privati. Marino ha consegnato al principe Sultan bin Salman bin Abdulaziz, presidente della commissione saudita per il turismo e le antichità, un bel dossier contenente l’elenco di beni ed aree archeologiche che il Campidoglio è intenzionato restaurare.
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In tutto sarebbero nove gli interventi più urgenti che sono stati sottoposti repentinamente al mecenate reale. Il primo è il restauro delle facciate del Palazzo delle Esposizioni (che verrà a costare la modica cifra di 1,3 milioni di euro), poi quello della Cisterna delle Sette Sale (6 milioni), il recupero del Criptoportico alle Terme di Traiano, capolavoro di Apollodoro di Damaso (1,5 milioni) l’allestimento di un Museo all’aperto dell’architettura antica del Celio (1,5 milioni) che funga da ingresso all’area archeologica, il restauro del Ludus Magno, la palestra dei gladiatori adiacente al Colosseo (2 milioni), il recupero di Palazzo e Giardino Caffarelli sul Colle capitolino (2,5 milioni), la prosecuzione dello scavo di via Alessandrina antica testimonianza dell’area distrutta con la creazione della via dell’Impero (4 milioni), il Mausoleo di Augusto, il più grande sepolcro circolare scoperto (4 milioni) e l’ampliamento della Galleria Moderna di Roma Capitale (4 milioni). Bruscolini per gli sceicchi e oro per Marino.
Ma cosa avranno in cambio questi signori? L’amministrazione capitolina si impegna “in cambio” ad organizzare in Arabia Saudita mostre per brevi periodi di singole opere, in modo da far conoscere il patrimonio culturale romano anche nel Golfo Persico. Marino gongolante ha sottolineato che “l’accordo ha un grandissimo valore, ci consente di coniugare il fund raising per la conservazione del nostro patrimonio culturale e di promuovere il marchio Roma in tutto il mondo”. E più che altro fa risparmiare soldi! Ma rende anche popolare l’attuale sindaco che, chissà, pensa ad un eventuale prossimo mandato, sicuro di aver ottenuto popolarità con questa mossa vincente. Soddisfatta anche l’assessore alla Cultura Flavia Barca: “Quando le nostre opere usciranno dal Paese non bisogna nutrire timori, ma calarsi nella dimensione dell’arte che circola e diventa strumento di dialogo, promozione della città e avamposto della cultura della Capitale d’Italia all’estero”.
Insomma, alcune delle bellezze di Roma in degrado saranno restaurate, altre se ne andranno in giro nel Golfo Persico a promuovere il marchio “Roma”, a questo punto poco importa chi è che mette mano al portafogli: il fine giustifica machiavellicamente il mezzo. Oltretutto, sappiamo bene che, negli ultimi tempi, questo tipo di pratica non è del tutto insolita: gli sceicchi si aggiungono dunque ad altre cosiddette “grandi firme” che stanno contribuendo al restauro dei monumenti di Roma più a rischio. Oltre al Colosseo, sponsorizzato da Tod’s, c’è Fendi per la Fontana di Trevi, il mecenate giapponese Yuzo Yagi per la Piramide Cestia, l’ambasciata dell’Azerbajian che ha restaurato la Sala dei Filosofi dei Musei Capitolini, e infine Bulgari con un contributo per la scalinata di Trinità dei Monti.