Teatro: Ultimo domicilio sconosciuto
“Abbiamo ritrovato una storia, una storia lontana nel tempo, dimenticata. La storia di una ragazza che si innamora: una storia normale, come tante altre. Una storia che però ad un certo punto incontra una faida, una guerra di ‘ndrangheta. La storia, mai raccontata, di Rossella Casini”.
A Rossella Casini si ispira la figura di Lea. Lea (in omaggio a Lea Garofalo, la cui vicenda è più nota) è Fiorentina. Pragmatica e insieme sognatrice, si innamora perdutamente della galanteria di un ragazzo del sud ma, una volta con lui, giunge in contatto con una realtà inaccettabile. Seguirà il suo istinto che la porterà a diventare una testimone di giustizia. “Stavamo lavorando a tre storie di ‘donne e cambiamento’ – racconta Fiamma Negri, autrice del testo insieme a Giusi Salis e in scena affianco a Marino Sanchi, Stefano Bartoli e Michele Staino. Mentre ci stavamo preoccupando della credibilità della vicenda immaginaria di una ragazza toscana che si innamora di un cantante neomelodico… eccola lì”. Una storia vera, emozionante, cruda e nascosta come tutte le Storie davvero preziose. E’ assurdo che nessuno, ancora, le avesse dato voce. {ads1}
Lea è una donna che sceglie di non rimanere schiacciata all’interno di un ruolo di genere: non si affianca né all’uomo di mafia né agli uomini dell’antimafia. Fa la sua scelta, forte e chiara. E la paga intera, senza l’aiuto, l’ombra né l’ala protettiva di nessuno. Lo spettacolo racconta, dunque, con leggerezza ed ironia una storia difficile, in cui è la consapevolezza a diventare motore di cambiamento. “Un preside, presentando agli insegnanti il nostro spettacolo da proporre ai ragazzi e alle ragazze delle scuole medie, ha detto loro semplicemente: ‘Questo testo non urta nessun tipo di sensibilità, a parte quella mafiosa‘ “. Questo racconta Giusi Salis, che, poi, aggiunge: “Gli ho voluto subito bene”. E, forse è proprio questo o anche questo il teatro: una voce coraggiosa e a volte sgradita, urticante per chi ha taciuto o si rende complice di un silenzio colpevole. Attualmente non ci sono colpevoli per l’omicidio di Rossella Casini. Né mandanti né esecutori. E’ per questo che non si può tacere. Questo spettacolo, infatti, è solo un frammento evidente di un progetto più ampio e ambizioso che prevede percorsi formativi per le scuole – realizzati con le ragazze volontarie del presidio di Libera di Firenze – la realizzazione di eventi di approfondimento riguardanti le storie dei Testimoni di Giustizia e delle Vittime delle mafie e la produzione di nuovo spettacolo “Niente altro che la verità”, basato sulle vicende processuali che hanno visto coinvolti e assolti per “mancato raggiungimento della prova di colpevolezza” i presunti assassini di Rossella.
“Abbiamo avuto riscontri positivissimi – racconta ancora Fiamma Negri – spazio su RadioRai3 e addirittura, su Repubblica Firenze, lo spettacolo è diventato una web serie”. La questione, però, è complessa. Non ci sono finanziamenti per il teatro, men che meno per questo teatro di denuncia. Ciò a cui non si pensa, anche assistendo ad uno spettacolo coinvolgente, che cattura, è che chi lo ha realizzato non ha stipendio, rimborso spese né contributo alcuno. Basta poco, allora, per mettere le bocche a tacere. Il silenzio si ottiene chiudendo i rubinetti. “Noi abbiamo pensato, infatti, al crowdfounding – raccontano le autrici – Ognuno, fino al 10 aprile, può diventare produttore e sostenitore del progetto, anche soltanto con 5 euro”. Collegandosi all’indirizzo http://it.ulule.com/ultimo-domicilio/ è possibile dar voce a Lea (Rossella) ed essere parte attiva, responsabile e orgogliosa di questa storia importante.