Celolunghismo in salsa francese
Il clima da Guerra Fredda tra Russia e Stati Uniti sembra destinato a protrarsi ancora. Probabilmente, non sarà infatti bastato un incontro a sorpresa in quel di Parigi a colmare quel grosso gap diplomatico che intercorre tra le due superpotenze.
In un clima politicamente funereo per i risultati delle amministrative locali, la Francia è stata così teatro di un meeting dal sapore di rivalità rigorosamente antica con la freschezza – si fa per dire – di temi geopolitici stavolta tutti nuovi. Almeno per certi versi.
Il caso Ucraina è infatti il vero motore dello scontro tutto diplomatico in atto tra Obama e Putin, tra America e Russia, tra due modi totalmente diversi di vedere la questione. E così John Kerry, segretario di Stato degli USA e Serghei Pavlov, Ministro degli Esteri russo, hanno cercato di metter nero su bianco e dare voce alle differenti vedute in un incontro ritenuto, da ambedue, estremamente franco. Ma non chiarificatore.
Sul piatto della bilancia, d’altronde, due modi di intendere il caos ucraino totalmente differenti. Da una parte chi, come la Russia, chiede il rispetto dei connazionali sul suolo ucraino, spingendo per una riforma costituzionale a Kiev in modo da ottenere un vero e proprio Stato federale, con più autonomia linguistica e culturale per le regioni. Dall’altra, l’asse americano (più UE?), più attento alle minoranze ucraine e che asseconda le richieste del nuovo, temporaneo Governo ucraino. Sullo sfondo, la Nato che sostiene come Putin difficilmente si accontenterà della Crimea, vedendo nel Presidente russo un novello Napoleone le cui mire espansionistiche difficilmente sapranno frenarsi.
E il popolo ucraino? Sostanzialmente, continua a subire il braccio di ferro tra due forze che sembrano un po’ tornate indietro nel tempo a quei periodi in cui si cercava il colpo di scena per mostrare chi tra i due prevaricasse l’altro, in un celolunghismo senza freni che portò il mondo intero in una spaventosa guerra di nervi. Poco e nulla si parla di quello che potrebbe essere il futuro di un Paese che vedrà, a breve, un nuovo giro di elezioni che terranno in tanti col fiato sospeso. Pare confermata l’intenzione di Yulia Tymoshenko a candidarsi, mentre annuncia il suo ritiro dalla corsa l’ex pugile Vitali Klitshko, che mentre ammette la possibilità di candidarsi quale Sindaco di Kiev ha confermato il suo appoggio pubblico al re del cioccolato Petro Poroshenko, dato per favorito. E Yanukovich? Pare fuori dai giochi in via definitiva, ma dalle sue parti si spinge per Mykhailo Dobkin, uomo d’affari e strenuo oppositore delle rivolte popolari.
Il 25 maggio, election day, si avvicina. Quante possibilità avranno gli ucraini di potersi esprimere liberamente e in autonomia?