“Viva l’Italia”, quale futuro nelle prossime elezioni?

 Articolo 140 della Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno il dovere di sapere la verità”.

A quando questa – rivoluzionaria – riforma? La proposta potrebbe tramutarsi presto in realtà se tutti gli italiani promuovessero una petizione volta ad introdurre un ulteriore articolo della Costituzione che riporti il diritto di verità e chiarezza dei governanti nei confronti del proprio popolo che li elegge ed è il vero detentore del potere democratico (articolo 1 della Costituzione italiana,  2° capoverso).

Verità quindi, trasparenza, riconoscimento dei meriti del singolo individuo e rispetto delle leggi. Al momento è solo finzione, ma è il messaggio e lo scopo insito nell’ultima pellicola di Massimiliano BrunoViva l’Italia, stesso regista di Nessuno mi può giudicare, da giovedì nelle sale cinematografiche. Questa la sinossi del film. Michele Spagnolo (interpretato da Michele Placido) è un onorevole senza scrupoli che occupa una poltrona in politica curando solo i propri interessi a discapito di quelli della collettività, uscendo indenne da numerosi scandali. Anche i suoi tre figli occupano nella società una posizione del tutto privilegiata grazie alle raccomandazioni di papà: Valerio (Alessandro Gassman) è amministratore delegato della RAI, Susanna (Ambra Angiolini) è attrice per aver superato la selezione a tutti i provini a cui ha preso parte, e poi c’è Riccardo (Raoul Bova), medico di un poliambulatorio, l’unico ed esser riuscito a conquistarsi una posizione sociale grazie ai propri sforzi e in lotta con suo padre da vent’anni in totale disaccordo col suo modus operandi e vivendi. Una sera Michele, in compagnia di una soubrette, si sente male e viene ricoverato d’urgenza. Dall’incidente occorso gli deriva una malattia che lo costringe a non poter fare a meno di dire la verità a chiunque incontri, atteggiamento che gli comporta gravi ripercussioni sia in campo politico, sia in ambito famigliare e nei rapporti con i medici e i vicini di casa.

La commedia non regge il paragone con la precedente Nessuno mi può giudicare, il riso viene scatenato, ma più che irrefrenabile, spassoso e liberatorio è un riso amaro, ironico, che suscita più rabbia, ribellione e senso di frustrazione. È forse proprio su questo che il regista Massimiliano Bruno voleva puntare, una commedia dai toni forti, che spinga il pubblico a darsi una mossa per lottare e far valere i propri diritti in una società che da anni, ormai, ha dimenticato cosa sia la democrazia e il rispetto delle regole. A sottolineare tutto ciò ci pensa la colonna sonora del film tra cui spicca la voce di Daniele Silvestri con il brano Il mio nemico, Caparezza con Alita gli ani, e poi ancora Italia di Mino Reitano, Imparerò di Luca D’Aversa, Svegliatevi italiani di Mannarino e, da ultimo, ma non di minore importanza visto il tema, Quelli che benpensano di Frankie Hi-NRG MC. Ed è proprio sulla battuta: “Articolo 140 della Costituzione Italiana: tutti i cittadini hanno il dovere di sapere la verità” che si regge il film e che chiude la scena finale dando allo spettatore l’illusione – almeno quella – che qualcosa in Italia possa ancora cambiare.


Oggigiorno dire Italia o dire Anarchia è diventato la stessa cosa. Viva l’Italia è un monito che genera (la tanto auspicata) consapevolezza che è arrivato veramente il momento di darsi da fare per metter fine ai soprusi, agli abusi, alla corruzione, al caos che si è generato per la bramosia di diventare giorno dopo giorno sempre più intoccabili e invulnerabili. Il film non avrà la pretesa di essere tra le migliori commedie italiane, ma sicuramente lo ricorderemo come una di quelle pellicole che hanno il merito di raccontare un “particolare” periodo storico del nostro Paese in forma ilare per addolcire la pillola (ce ne vuole!) e per mandar giù tutto quello che (ancora?) rimane del cattivo gusto che ci propina la nostra casta – e cara! – politica.  

 

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