La caduta dei diavoli

Allegri è al capolinea, e il suo destino dipenderà dalla prossima partita di campionato contro il Genoa. Questa, in estrema sintesi, è la situazione in casa Milan dopo la sconfitta in Champions contro il Malaga.

Sconfitta di misura, uno a zero, e sconfitta forse immeritata, arrivata dopo 90’ di sacrificio da parte dei rossoneri. Ma a certi livelli il cuore e la determinazione non sono tutto: occorre mettere in campo tanta qualità. E questo è il limite più evidente del Milan, in cui vanno rintracciate le tante responsabilità di Galliani e soci. Che poi alla squadra manchino un gioco e un’identità dimostra che anche l’allenatore ha le sue colpe, nonostante sia vittima della scriteriata austerity imposta dai vertici societari. Il risultato è una squadra semplicemente non all’altezza del compito e delle aspettative. Così anche una formazione composta da “quasi stelle” del passato, con la giusta dose di esperienza e di freschezza giovanile può riuscire nell’impresa di far chinare umilmente la testa a chi può vantare di essere il club più titolato del mondo.

LA CRONACA – Il Milan ha un solo risultato possibile, la vittoria. Più per sé che per la classifica, perché il secondo posto nel girone è momentaneamente al sicuro. Quindi Allegri rispolvera il manuale e trova la formula: 3-4-3 con Acerbi in difesa e Constant tornante sinistro. Boateng si accomoda in tribuna, in quella che ha tutta l’aria di essere un’epurazione in pieno stile zemaniano. Il Malaga di Pellegrini invece è tutto nell’asse un po’ vintage De Michelis-Joaquin-Saviola, con attorno le due piacevoli novità Isco e Portillo. Lo spettacolo però non è un granché. Tanto che l’emozione principale del primo tempo la offre il giudice di porta, quando al 43’ comunica all’arbitro un rigore inesistente per il Malaga. Poi a spazzare via le polemiche ci pensa Joaquin, che spara alto e manda tutti negli spogliatoi sullo zero a zero.

Nella ripresa gli spagnoli aumentano la pressione. Amelia salva un paio di volte il risultato, ma al 65’ deve arrendersi al solito Joaquin, che si fa perdonare finalizzando nel migliore dei modi uno squisito lob di Iturra (il Gattuso del Malaga). Allegri, disperato, getta nella mischia l’artiglieria pesante. Ma per una squadra che non sa o non riesce a verticalizzare, neanche nella maniera più elementare, l’ingresso di Bojan e Pato (ectoplasmi) significa soltanto il ritorno all’antiquato “palla lunga e pedalare”. Il magro risultato è un’incursione di El Shaarawi neutralizzata da Caballero, per il resto i difensori del Malaga fanno un figurone, e portano a casa la terza vittoria in tre partite. Il Milan invece resta secondo a quota 4, davanti allo Zenit salito a 3 dopo aver battuto l’Anderlecht (1; 1-0). Ora i rossoneri non possono più fare passi falsi. L’impressione sempre più concreta, però, è che se la società non interverrà, prendendo delle decisioni e mettendo mano al portafogli, i tifosi dovranno rassegnarsi ad una stagione fallimentare. Su tutti i fronti.

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