Vi meritate la Le Pen
E poi arrivò Marine. Qualcuno, inascoltato e con lo sguardo più lungo di altri, ci aveva avvertiti che, rievocando Weimar, quando si riducono le masse in miseria e si condannano agli stenti interi popoli senza dar loro un’alternativa politica e una ragione alle sofferenze che patiscono, prima o poi, in qualche forma, arrivano le Shutzstaffein.
Ci si era già scandalizzati per l’ascesa di Alba Dorata in un paese come la Grecia, in cui la mortalità infantile in questi giorni ha registrato un osceno +43% dovuto ai tagli alla sanità, e oggi che l’ombra nera risorge in Francia osserviamo le facce stupite dei politici perbene strabuzzare gli occhi e lanciare gridolini infastiditi. Strabuzza e minimizza il Primo Ministro Renzi, liquidando l’affermazione elettorale del Front National, con ben 230 candidati al secondo turno e in testa in 16 comuni con più di 10000 abitanti, come un’onda di protesta (contro il maltempo?) tutta anti-politica. Bisognerebbe far notare a Renzi che razzista, xenofoba e antidemocratica quanto si vuole, la tradizione politica cui si ispira il FN è antica di circa cento anni, di fatto molto più antica di quella del PD che, con l’assurda pretesa di incarnare tutto, ormai da tempo non rappresenta più niente. Anche se non ci piace affatto, questa vulgata è tutta “politica”.
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Non è la prima volta che Front National sale nei consensi, il padre Jean-Marie Le Pen aveva a suo tempo raggiunto il 20% alle politiche, ma se stavolta l’onda sembra davvero inarrestabile è perché, come era facile prevedere, la Le Pen ha puntato forte contro l’Euro e contro l’Europa. E, spiace dirlo, la morte inutile di quei bambini che la Sanità Nazionale greca non sa più curare, le danno indirettamente ragione. Così come è difficile dare del populista a chi vuole uscire dall’Euro, quando ancora una settimana fa Joseph Stiglitz (non certo un uomo di estrema destra, ma un keynesiano) e una mezza dozzina di altri Premi Nobel per l’economia da quarant’anni a questa parte, scrivono che un’unione monetaria così costruita è insostenibile e ha il solo risultato di distruggere salari, welfare e ricchezza delle famiglie dei paesi periferici. Risultato che, dopo quasi sei anni di recessione e austerità, è stato chiaramente pianificato e perseguito: se così non fosse si sarebbe già da tempo fatta la marcia indietro, in termini di revisione dei trattati e allentamento dei vincoli, che adesso perfino il centro-sinistra comincia a evocare timidamente. Renzi guardandosi allo specchio rischia di vedere la triste parabola politica di Holland: i sondaggi mostrano un’opinione pubblica italiana che chiede il ritorno alla Lira oltre il 30%, l’inversione di rotta sui vincoli eurperi vicina al 50% e gli europeisti convinti ridotti a percentuali da Scelta Civica (nuova antonomasia dell’irrilevanza politica).
La Le Pen ha avuto anche il coraggio e la furbizia di prendere una posizione estremamente chiara sulla moneta unica, mentre all’M5S è bastato evocare la pessima idea di un referendum (quando Casaleggio nega nei convegni di voler uscire) e Tsipras continua a contestare il capitalismo criminale senza mettere in discussione la moneta unica. Come se l’euro non fosse lo strumento preferito di quel capitalismo mentre crea disoccupazione, abbassa i salari e smantella le tutele sociali. La Le Pen cresce perché nel vuoto lasciato da una sinistra che non capisce più quali sono gli interessi dei lavoratori, cresce letteralmente di tutto. E noi, qui in Italia, dovremmo saperlo bene.