Raffaella Carrà: un’icona che non dimenticheremo
Capace di ammaliare tutti con la sua semplicità Raffaella Carrà era molto più di una showgirl con brillantini, i suoi amici la raccontano nelle numerose interviste rilasciate dopo la sua morte avvenuta il 6 luglio, a causa di una patologia di cui non aveva mai raccontato a nessuno. Sembrerebbe sia stato un tumore ai polmoni a causare il decesso, malattia che per altro aveva colpito anche la madre anni prima. Ricordiamo Raffaella in TV fino a qualche anno fa, quando è stata giudice delle blind audition di The Voice of Italy. I suoi programmi erano altresì apprezzati anche fuori dall’Italia. La sua musica è stata fondamentale sia nel periodo in cui è stata realizzata e diffusa, sia successivamente, diventando iconica e immortale.
Non tutti sanno che una delle passioni più grandi della di Raffaella erano le carte. Proprio così! Amava giocare a burraco e a tressette con i suoi amici, in partite che si protraevano per ore e anche giorni, affrontando con passione ogni giocata fino a discutere animatamente se qualcosa non le sembrava giusto. I tornei di burraco sono effettivamente un ottimo passatempo da organizzare con i propri amici, ma non è necessario avere sempre molte persone vicino a sé per potersi divertire. Ormai è infatti possibile giocare online in moltissimi siti di casinò certificati e sicuri. Burraco non è l’unico dei giochi casinò disponibili online, si può avere accesso anche a poker, blackjack, briscola e tanti altri. Per chi non fosse amante delle carte, si potrà scegliere tra roulette, slot machine e anche il lotto. A seconda del gioco che si preferisce, sarà possibile trovare ogni dettaglio per potersi orientare correttamente verso il miglior provider, usufruendo di una lista chiara e immediata, adatta anche ai neofiti.
Sarà facile per molti associare la Carrà e Carramba! Che sorpresa, la trasmissione televisiva che permetteva il ricongiungimento di familiari e incontri inaspettati. Questa segnò senza ombra di dubbio una fase importantissima per Raffaella, così come allo stesso modo fu un momento significativo anche per il pubblico, che ebbe l’opportunità di aprirsi ad un nuovo modo di fare televisione, quello caratteristico della sua grande personalità. Facendo sempre riferimento alla TV degli ultimi anni, uno dei recenti premi Oscar del cinema italiano, Sorrentino con La Grande Bellezza, aveva scelto proprio un pezzo di Raffaella Carrà per aprire il suo film. Con tutta l’umiltà e la goliardia che la caratterizzava, la Carrà ringrazia Sorrentino con un breve commento, ironizzando da una parte ed esprimendo gratitudine dall’altra. Ma il percorso di Raffaella inizia molto prima, parliamo della fine degli anni ‘60. Il suo esordio avvenne nel programma di varietà chiamato “Io, Agata e tu”, che andava in onda ogni sabato sera. Il pubblico poteva ammirarla nel suo splendore tra esibizioni cantate e ballate, esordendo non solo come showgirl, ma come personaggio dalle spiccate caratteristiche umane.
Raffaella divenne un’icona gay in un periodo storico in cui l’omosessualità era accettata unicamente da una ristretta borghesia culturale. Il pubblico omosessuale si innamorò di lei, e Raffaella diventò così il simbolo di una comunità intera. Dichiarò sempre di non sapersi spiegare il perché di questo. Ironicamente disse “Sulla tomba lascerò scritto: “Perché sono piaciuta tanto ai gay?”, ma per la comunità omosessuale non vi sono stati dubbi a riguardo, con lei era possibile sentirsi accettati, senza pregiudizi alcuni. “Sono persone con un grande bisogno di fantasia e di sentirsi uguali, e per me sono assolutamente uguali. Non ho preconcetti di nessun tipo. Ci saranno persone più intelligenti meno intelligenti, cattive oppure invece assolutamente dolci. Io ho un feeling con loro: qualche volta nella vita si ha un feeling senza parlare e questo evidentemente è nato in maniera spontanea. Perché io non promosso nulla: sono stati loro che mi hanno scelta e di conseguenza io li rispetto prima e li amo dopo”. Queste le sue parole in un episodio de Il senso della vita, ospite di Paolo Bonolis. Supportò a vita il movimento Lgbtq+ con la sua tipica riservatezza, iniziando in un momento in cui i diritti civili non erano sicuramente al centro delle agende politiche, usando la parola gay quando ancora questa non esisteva nel vocabolario italiano.