Cessione del quinto: chi può chiederla, come funziona, si può rinnovare?

Cessione del quinto: chi può chiederla, come funziona, si può rinnovare?

È una forma di finanziamento, definita in Italia dall’articolo 70 della legge 180/50, che prevede l’erogazione in un’unica soluzione di una certa cifra (che può servire, per esempio, per arredare casa o comprare una nuova automobile e sostenere spese mediche: tutte le volte, insomma, in cui si abbia bisogno di liquidità non essendo un prestito finalizzato) che viene poi restituita dal creditore mensilmente, in forma di trattenuta di una quota pari al massimo a un quinto dello stipendio netto. Cosa c’è da sapere, però, sulla cessione del quinto?

Tre cose da sapere sulla cessione del quinto

Partiamo da chi può chiederla: chiunque abbia o abbia avuto un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Sono inclusi, quindi, dipendenti pubblici e privati, forze dell’ordine e pensionati, anche nel caso in cui si tratti di pensionati INPS o pensionati ex INPDAP. Sono esclusi, invece, i liberi professionisti e i lavoratori a partita IVA e chi usufruisca di una pensione sociale. A queste regole generali andrebbero aggiunte, però, delle prassi ormai consolidate tra banche e istituti di credito: quelle per cui, per esempio, è difficile che i neoassunti riescano ad accedere alla cessione del quinto, dal momento che prima di accettare la domanda viene sempre tenuta in conto la stabilità lavorativa del richiedente, in questo caso decisamente bassa. Anche per chi è regolarmente assunto con contratto a tempo indeterminato da aziende piuttosto piccole o a gestione famigliare (come meno di sedici dipendenti, per esempio) potrebbe essere difficile accedere alla cessione del quinto.

Chi paga, invece, per la cessione del quinto? La risposta a un dubbio come questo è meno scontata di quanto si immagini. Naturalmente è chi la chiede a ripagare la cessione del quinto; come si accennava, però, l’ammortamento avviene trattenendo la rata pattuita direttamente sulle entrate nette mensili. Molto più pragmaticamente è il datore di lavoro che paga lo stipendio o l’ente che eroga la pensione al richiedente a sottrare dal mensile la quota necessaria e a trasferirla alla banca o all’istituto di credito che hanno concesso la cessione del quinto. Un motivo che porta a preferire questa rispetto ad altre forme di finanziamento è, non a caso, la praticità e i rischi meno numerosi che si corrono di diventare cattivi creditori saltando o ritardando il pagamento della rata mensile. Il contraltare è la necessità di fornire una corposa documentazione (buste paga, CUD, eccetera) al momento di inoltro della domanda.

Si può, infine, rinnovare la cessione del quinto perché sia abbia bisogno, per esempio, di ulteriore liquidità? Sì, la maggior parte delle banche dà la possibilità ai propri clienti di rinegoziare la cessione del quinto. Quasi sempre il requisito è che siano stati già ripagati regolarmente almeno i due quinti dell’intero importo, anche se ci sono paletti più flessibili in caso di vecchi finanziamenti di breve-medio periodo che si vogliano trasformare in finanziamenti più duraturi, decennali per esempio. Attenzione quando si chiede la rinegoziazione della cessione del quinto alle spese aggiuntive che questa può comportare (di istruttoria, per esempio, e di interessi, trattandosi di fatto di un’estinzione anticipata e un successivo rinnovo dello stesso) e al fatto che, specie se pensionati, non è detto che la domanda sia effettivamente accettata.