Armenia-Azerbaigian: esplodono di nuovo gli scontri di una guerra mai cessata
Esplode di nuovo la guerra, mai realmente terminata, tra Armenia e Azerbaigian. La mattina del 27 settembre le forze azere hanno bombardato delle postazioni militari armene. Nell’attacco sono rimasti coinvolti anche insediamenti civili della capitale Stepanakert. Il ministro della difesa azero ha affermato che si è trattato di una controffensiva, in quanto durante la notte tra il 26 ed il 27 settembre Yerevan -capitale dell’Armenia- ha violato il cessate fuoco in vigore dal 1994 abbattendo due elicotteri e bombardando le postazioni azere e villaggi lungo la linea di confine.
Il conflitto tra Armenia e Azerbaijan va avanti da ben 30 anni, ma cosa c’è dietro questa guerra?
L’oggetto della contesa è la regione del Nagorno-Karabakh, riconosciuta come parte dell’Azerbaigian ma controllato dagli armeni. Il Nagorno-Karabakh è una regione montuosa di circa 4.400 km quadrati popolata da armeni cristiani e turchi musulmani.
Nel 1988 iniziarono le tensioni a causa di atti di violenza e pulizia etnica compiuti sia dall’Azerbaigian che dall’Armenia, ma il conflitto scoppiò in seguito al voto del parlamento del Nagorno Karabakh il quale, avvalendosi delle leggi sovietiche allora vigenti, dichiarò la nascita della repubblica del Karabakh Montagnoso-Artsakh.
Stando alle leggi dell’epoca se all’interno di una repubblica che decideva di distaccarsi dall’Unione Sovietica vi era una regione autonoma, questa aveva il diritto di scegliere se seguire o meno la repubblica secessionista nel suo distacco dall’URSS.
Il 30 agosto 1991 l’Azerbaigian decise di lasciare l’URSS; il 2 settembre dello stesso anno il Nagorno Karabakh decise di non seguire l’Azerbaigian e votò per la costituzione di una nuova entità statale autonoma. Il 26 novembre il Consiglio Supremo dell’Azerbaigian approvò una mozione per l’abolizione dello statuto autonomo del Karabakh ma la Corte Costituzionale sovietica la respinse, in quanto “non più materia sulla quale l’Azerbaigian poteva legiferare”. Il 10 dicembre 1991 la neonata repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh votò il referendum confermativo al quale fecero seguito le elezioni politiche per il nuovo parlamento, l’anno dopo venne ufficialmente proclamata la repubblica: fu la scintilla che fece iniziare i bombardamenti azeri sulla regione provocando un milione di sfollati e circa 30mila morti.
La guerra cessò nel 1994, ma il Nagorno-Karabakh al termine di essa era ancora una repubblica non riconosciuta dalla comunità internazionale. L’Azerbaigian rivendica la perdita del suo territorio facendo leva sul principio di integrità territoriale, mentre gli armeni rivendicano il diritto di autodeterminazione dei popoli.
Il conflitto nelle montagne del Caucaso va avanti da più di 30 anni e non si è mai spento del tutto, gli scontri lungo la frontiera hanno continuato a causare morti e feriti nel corso degli anni. Dal canto suo il governo armeno non accenna a cedere per “difendere la sua patria sacra” mentre il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev è deciso nel riprendere il controllo della regione dopo i tentativi di conquista da parte armena. “Sono fiducioso che la nostra operazione controffensiva di successo metterà fine all’occupazione, all’ingiustizia, all’occupazione che dura da 30 anni” ha dichiarato Ilham Aliyev trovando l’appoggio di Erdogan che ha esortato il mondo a schierarsi con l’Azerbaigian nella sua “battaglia contro l’invasione e la crudeltà”.
La Russia -alleata dell’Armenia- e la Francia -patria di un’ampia comunità armena- hanno richiesto il cessate il fuoco e un dialogo immediati.
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