Il COVID-19 stravolge la bigenitorialità. Tante le vittime anche tra i minori

L’emergenza Covid-19 miete vittime anche tra le famiglie separate, nelle quali è facile già in circostanze non “emergenziali”, scorgere atteggiamenti superficiali o dilatori, improntati a biasimevoli individualismi e incuranti delle altrui necessità.

Ebbene si, l’emergenza in atto, a causa del vuoto legislativo e del silenzio dei tribunali, incide negativamente sulla quotidianità delle famiglie separate, del coniuge economicamente più debole, in ragione del forte calo della produttività, e soprattutto sui figli minori, che necessitano – ancora di più in periodi sfortunati – di una protezione rafforzata.

A tale riguardo abbiamo intervistato l’avvocato Samantha Luponio del foro di Roma, esperta in diritto di famiglia.

D: avvocato come incide l’attuale emergenza sulla famiglie separate?

R: “Nelle famiglie con genitori separati o divorziati l’emergenza coronavirus si acuisce, soprattutto in quelle in cui i minori e i genitori non collocatari vivono in Comuni diversi.

I provvedimenti legislativi e regolamentari che si sono succeduti dall’8 marzo in poi non hanno previsto alcuna misura specifica, sia rispetto alla garanzia dei tempi di permanenza presso ciascun genitore nell’ottica del diritto alla bigenitorialità, sia rispetto alle inevitabili difficoltà dei coniugi/ex coniugi e/o genitori obbligati al versamento del contributo al mantenimento.”

D: per quanto concerne il diritto di visita come viene gestito attualmente?

R: “In particolare, con riferimento al diritto di visita, non sono mancati i casi in cui il genitore collocatario, facendo leva sulle varie disposizioni che hanno vietato gli spostamenti dal proprio domicilio, ha impedito all’altro genitore di vedere e tenere con sé i figli secondo quando stabilito dal provvedimento giudiziale vigente caso per caso. È dovuta intervenire la giurisprudenza a sgombrare il campo da interpretazioni distorte dei decreti di fonte governativa, specificando che tali provvedimenti non incidono in alcun modo sull’affido né sul collocamento dei minori e che gli spostamenti dei genitori per raggiungere i propri figli devono considerarsi sempre consentiti (Trib. Milano, decreto dell’11.03.2020)”.

Nel contempo” – continua Luponio, – “anche il Governo sul sito istituzionale, ha chiarito la legittimità degli spostamenti finalizzati a permettere ai figli di genitori separati di poter trascorrere con entrambi il tempo stabilito dai provvedimenti di separazione e di divorzio”

D: il D.L. n. 18-2020 del 17.03.2020, all’art. 1 ha stabilito il divieto «a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati dal comune in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute». Come si coniuga il diritto di visita, o meglio alla bigenitorialità, con questo decreto? Il diritto/dovere di stare con i propri figli non rientra in nessun di questi casi.

R:Questa dizione sibillina su come debba intendersi «l’assoluta urgenza» è stata integrata dal Governo con le faq pubblicate sul proprio sito in data 23.03.2020, ove si specifica che «gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure per condurli presso di sé, sono consentiti, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio». Si potrebbe affermare, dunque, che anche a seguito del D.L. n. 18/2020 non sussistono limitazioni di sorta in relazione agli spostamenti necessari per l’esercizio del diritto di visita. Su questo aspetto, tuttavia, il Governo è rimasto abbastanza laconico e, allo stato attuale, non vi è alcuna certezza per genitori e figli che risiedono in Comuni diversi. Certo è che, in ogni caso, il genitore collocatario che strumentalizzi le varie disposizioni per impedire all’altro di vedere i figli commette sicuramente un illecito”.

D: Nel caso in cui un genitore sia a rischio di contagio da COVID -19, come bisogna comportarsi?

R:Il buon senso e la salute dei propri figli dovrebbero prevalere sul resto: nel caso in cui un genitore manifesti i tipici sintomi del virus o, semplicemente, sia soggetto al rischio di contagio (in ragione della attività lavorativa o della convivenza con soggetti appartenenti a categorie vulnerabili) il diritto di tenere con sé i figli e, di riflesso, il diritto di questi ultimi alla bigenitorialità dovranno cedere il passo alla tutela della salute per evitare che possano essere esposti a situazioni di potenziale rischio e, dunque, limitando al massimo o sospendendo del tutto le visite”.

D: La diffusione del virus COVID-19 ha indotto il governo a chiudere fabbriche, esercizi commerciali e tutte quelle attività non ritenute necessarie per il fabbisogno del Paese. Tali misure, però, si ripercuotono ovviamente anche su tanti genitori separati che, in questo momento, hanno serie difficoltà a rispettare l’obbligo di mantenimento dei figli. Come ci si deve comportare in questo caso?

R: Se qualche cenno è stato fatto per la regolamentazione degli spostamenti, il tema del mantenimento di figli e/o coniugi appare totalmente trascurato dall’agenda di Governo. La sospensione delle attività produttive e commerciali adottata con il D.L. n. 18/2020 e la chiusura di numerosi esercizi commerciali già imposta in precedenza stanno determinando una generale contrazione reddituale che influirà sulla capacità dei singoli obbligati di rispettare le scadenze e, soprattutto, di corrispondere integralmente gli importi dovuti.

Il verificarsi di questi eventi darà luogo a responsabilità civili e, in alcuni casi, anche penali (art. 570 c.p.), soprattutto per i padri separati o divorziati, che sono quasi sempre i soggetti cui spetta il pagamento dell’assegno di mantenimento.

Sul tema, l’orientamento monolitico della giurisprudenza esclude la possibilità che l’obbligato possa autonomamente e discrezionalmente sottrarsi al versamento delle somme dovute al coniuge o ai figli. Ne deriva che, in assenza di specifici provvedimenti legislativi e regolamentari, nell’immediato futuro ci si dovrà rivolgere al proprio difensore per ottenere dal Tribunale il riconoscimento delle nuove condizioni economiche e la conseguente riduzione dell’assegno, con ulteriore carico della macchina della giustizia e Tribunali sempre più ingolfati. È fin troppo facile prevedere, infatti, che anche i beneficiari, a loro volta, vedendosi privati in tutto o in parte degli assegni di mantenimento, attiveranno innumerevoli iniziative giudiziali per il recupero dei loro crediti.

In questa malaugurata quanto presumibile prospettiva, i numerosi provvedimenti emessi sono totalmente silenti e sarebbe, dunque, auspicabile che lo Stato preveda delle misure di sostegno in tal senso”. “Dal canto loroinsiste Luponio, – “nell’attesa di un (ahimè) improbabile intervento legislativo, i genitori “separati” dovrebbero adottare il buon senso, cercando di trovare degli accordi che riducano al minimo i conflitti, ricorrendo a strumenti alternativi al giudizio, già presenti nell’ordinamento, quale la negoziazione assistita: questo istituto, infatti, consente di modificare – magari anche solo per la durata della attuale situazione emergenziale – gli obblighi contributivi, così come gli altri aspetti che regolano la separazione o il divorzio”.

Sul senso di insicurezza che pervade ormai la nostra comunità, interviene anche la dott.ssa Francesca Bressan psicologa e psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica: “Questa gravissima crisi sanitaria porta con sé anche una gravissima crisi sociale legata non solo al trauma che ognuno di noi ha interiorizzato rispetto alla paura di essere contagiato e di morire, ma anche rispetto al grande senso di precarietà. La nostra vita improvvisamente sembra sospesa, tutti aspettano notizie, aspettano di sapere quando tutto questo finirà e come si farà a riprendere la quotidianità.

In questa attesa – continua Bressan – “alcuni lavorano a distanza, riuscendo a mantenere rapporti se pur virtuali con il mondo del lavoro, ma tanti purtroppo non possono svolgere il proprio lavoro e aggiungono alle preoccupazioni sanitarie, alla paura del contagio, l’ansia di vedere sospeso o perso il proprio lavoro.

La precarietà e la solitudine prendono sempre più piede nella vita di tanti che si sentono dimenticati dalle istituzioni e sospesi in un limbo. Basti pensare a chi era in procinto di avere un processo, udienze o a chi si trova a dover gestire senza più nessun tipo di ausilio persone disabili; anche gli incontri protetti per i minori sono stati sospesi e tanti piccoli improvvisamente non vedono più un genitore piuttosto che un altro.

Se Bauman fosse vivo chissà quante cose scriverebbe su questo momento? Lui che nei sui scritti sulla società liquida ci aveva avvertito che la competizione, il culto ossessivo del corpo, il declino del pubblico a vantaggio del privato, i legami sociali utilitaristici non potevano sostenere l’individuo nella sua «particolarità» ”.

Questa crisi sanitaria” – chiosa la dott.ssa Bressan – “ha fermato e cambiato la vita di tutti, ha fermato l’ossessivo processo di cambiamento, la necessità compulsiva di trasformare tutto, la mania di correre e l’impossibilità che certi ritmi determinano di qualunque tipo di consolidamento. E la cosa più inaspettata è che lo ha fatto per tutti, ma proprio tutti. Rispetto a questo Bauman ci avrebbe ricordato un paradosso a lui caro: essere precari implica essere creativi.”

Speriamo sia vero

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