Figli contesi tra le lungaggini del tribunale di Roma

Luca e Maria, due bambini di nove mesi il primo e due anni e mezzo la seconda, allontanati dai genitori.

Luca prendeva ancora il latte dal seno materno, Maria aveva appena cominciato a camminare e correre  con sicurezza tra le mura domestiche.

Il motivo? Una banale lite domestica scoppiata nel maggio scorso tra i coniugi (che si stavano separando), il marito chiama le Forze dell’Ordine, denuncia la moglie di aver maltrattato la bambina (che, invece, a detta della moglie è semplicemente scivolata e ha sbattuto la fronte) che viene dapprima portata cautelativamente al Pronto Soccorso e poi, insieme al piccolo fratello, collocato dal Tribunale per i Minorenni di Roma “temporaneamente” dagli anziani nonni paterni.

È così che i due pargoli, loro malgrado, sono divenuti gli attori di un procedimento civile davanti al Tribunale per i Minori della Capitale, aperto per verificare la responsabilità genitoriale di mamma e papà.

Le vite dei due bambini sono ora un “numero di ruolo generale” di un procedimento civile, i lori nomi li troviamo trascritti in polverosi documenti processuali, vengono trattati come una pratica burocratica senza pensare né all’età né allo shock che gli è stato provocato. A distanza di quasi un anno, la lenta macchina della giustizia non ha ancora deciso nulla, se non privare, di fatto, i bambini dell’affetto e del calore di mamma e papà. Ai genitori litigiosi, è stato concesso di vedere i figli in sede protetta solo per due ore al mese, alla mamma, in più, le è stato concesso di vedere Luca tutti i giorni, ma solo per allattarlo.

Una relazione degli assistenti sociali, avallata dal parere favorevole del Pubblico Ministero, ha sottolineato come una così sporadica frequentazione sia assolutamente inadeguata per la psiche e la crescita dei due bambini ma nonostante le continue istanze del difensore della mamma, Avv. Samantha Luponio del Foro di Roma, i giudici hanno evitato di prendere qualsiasi decisione in merito.

“Nemmeno a Natale la mamma ha potuto vedere i suoi bambini”, sottolinea il legale della donna, e continua – “dopo ben sei istanze presentate da maggio 2019 a gennaio 2020 tra il tribunale di Roma e Tribunale per i Minori, non è stato ancora deciso con quale dei due genitori i bimbi debbano stare oppure se devono rimanere affidati agli anziani nonni paterni oppure ancora se verranno messi in una casa famiglia”.

Il Tribunale per i Minori, con un provvedimento “provvisorio” emesso tre giorni fa, ha stabilito che madre e padre possano vedere i piccoli solo per due pomeriggi a settimana e un week end alternato ciascuno rinviando, per competenza (data la separazione in atto tra i coniugi), al Tribunale Ordinario di Roma ogni decisione.

La mia assistita chiedeva di decidere sull’affidamento dei figli al più presto, vista la loro tenera età”, insiste l’avvocato Luponio. “Non le importava se la decisione andava a suo favore oppure no. Ciò che le premeva era che il Tribunale si pronunciasse, poiché almeno, in caso di esito negativo, avremmo potuto ricorrere in Corte d’Appello. Possibile dover presentare tante istanze nei mesi per avere una risposta alla richiesta di ricongiungimento madre e figli?”. “La sofferenza atroce per la mancanza dei propri figli” continua l’avvocato Luponio, “è stata rappresentata in tutti i modi al Tribunale, arrivando persino a proporre il collocamento congiunto di madre e figli in una casa famiglia. Ma anche in questo caso la proposta è caduta nel vuoto. La signora è allo stremo per l’ingiusta ed atroce separazione dai suoi piccoli. Bambini che si sentiranno abbandonati e non sanno che la mamma sta facendo di tutto per far in modo che si riabbraccino. Una tra le cose che fanno più male, è vedere che non la bimba, durante gli incontri protetti, non pronunciava la parola mamma”.

“La sofferenza di non aver potuto fare la mamma, oltretutto nei confronti di bimbi così piccoli, al punto che stentano quasi a riconoscerti come genitori, non la auguro a nessuno” – afferma la mamma –  “In questi lunghi mesi, al di là delle ragioni, io chiedevo solo che un giudice mi rispondesse e prendesse una decisione per dare un po’ di pace e chiarezza ai miei figli, sempre e solo nell’ottica del loro benessere. La recente decisione, comunque tardiva, allevia solo in parte il dolore e non vedo l’ora di poter tornare a fare la mamma a tempo pieno. Non so come esprimere la mia gioia per avere riavuto la possibilità di rivedere i miei figli senza mediazioni, telecamere o altro. Quasi come una persona normale “. E conclude “Avrei voluto condividere con tutti voi l’espressione del viso di mia figlia Maria Vittoria quando ha rimesso piede nella sua casa dopo nove, dico nove mesi di allontanamento. Purtroppo e fino al 25 maggio dovremo aspettare ancora per riprendere il nostro cammino insieme.

Il mio appello è che tribunale dei minori e servizi sociali vigilino ancora di più affinché il reinserimento dei bambini (che ancora restano nella casa dei nonni paterni) con il papà e la mamma, come disposto dal tribunale, non si trasformi in una alienazione parentale contro di me dovuta a rabbia e pregiudizi. Con la certezza che vorrete dare spazio nel vostro cuore alle mie considerazioni”.

Leggi anche COVID-19 vittime tra i minori

Vai alla Home page