Banksy torna in scena nella Capitale presso il Chiostro del Bramante
«Un muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui colpire qualcuno»
Banksy
Dal 21 marzo al 26 luglio il Chiostro del Bramante accoglierà circa 80 opere, in un percorso espositivo che racconterò il mondo di Banksy fatto di ironia, proteste, denuncia e politically uncorrect.
Dopo il successo di “Bacon, Freud, la Scuola di Londra“, realizzata grazie alla collaborazione di Tate, ora è il turno di Banksy. Ed è così che lo storico Chiostro ha dimostrato, in questi anni, una grande apertura verso i linguaggi contemporanei: mettendo le diverse espressioni artistiche moderne in scena.
La tecnica utilizzata da Banksy è quella degli stencil, la motivazione che l’ha portato all’utilizzo di questa molto semplice: “facevo proprio schifo con la bomboletta”, ha dichiarato l’artista.
Ma chi è Banksy?
Nessuno lo sa in quanto l’artista è sempre rimasto nell’anonimato, questa scelta nasce da un insieme di esigenze: la necessità di sfuggire alla polizia -data la realizzazione di incursioni e di graffiti illegali- tutelarsi considerando lo sfondo satirico delle sue opere ed infine il desiderio di “non inquinare la percezione della sua identità e delle sue opere e poi l’invisibilità è un superpotere”.
Presumibilmente nato a Bristol all’inizio degli anni Settanta, si è formato nella scena underground della capitale del Sud Ovest dell’Inghilterra, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti. La sua produzione artistica è iniziata a fine anni Novanta. Ad oggi, Banksy, è considerato uno dei maggiori esponenti della street art ed è stato inserito nel 2019 da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte.
Satirico e originale, Banksy negli anni grazie alla fama ottenuta è riuscito a mettere sotti i riflettori diversi temi politici e sociali. Ma non si è limitato solo ai muri, nel 2015 ha aperto a Bristol, per cinque settimane, una parodia del mondo Disney, Dismaland, un parco con castelli decadenti e riferimenti espliciti nei confronti dell’establishment, del potere e del consumismo. La brochure lo definiva un festival di arte, intrattenimento e introduzione all’anarchia. Questo progetto presentava al suo interno opere di 58 artisti.