Cuba è una distinta Signora degna di nota che resta sempre bella anche con la sua fievole vena di tristezza; e proprio come ogni bella Signora che si rispetti non passa inosservata ed è quasi inevitabile cedere al suo fascino o, perlomeno, tornare a parlare di lei. Cuba ha una di quelle anime ben temprate dagli anni, dai riflessi colorati (Cuba: il riflesso autentico delle sue cubaepoche lontane) che illuminano anche il Barrio più triste (L’altra faccia di Cuba), mostrandone i problemi, ma anche il fascino. Contesa da tempo immemore, sin da quando Cristoforo Colombo vi mise piede nel 1942: prima i britannici, poi gli spagnoli, i francesi, poi di nuovo gli inglesi ed infine gli americani. Il 1950, con la sua annata piena di tumulti, portò con se l’inizio della rivoluzione e l’arrivo del grande amore -o malore- di Cuba: Fidel Castro. Personaggio decisivo nello schema dei cambiamenti politici e sociali di quegli anni, Fidel, con la rivoluzione cubana, definì il carattere socialista della Repubblica di Cuba governando dal 1959 al 2008. Come tutti i grandi amori tra Fidel e Cuba i problemi non sono stati pochi, e se da un lato c’è chi ancora grida “yo soy Fidel“, dall’altro c’è chi ha sempre visto nella sua politica un regime totalitario che di democratico aveva ben poco. Quella bella signora chiamata Cuba, dopo anni di storia travagliata, il 25 novembre 2016 si è vestita da vedova per la morte di Fidel che, amato o odiato che sia stato, ha lasciato un segno indelebile nella storia di questo pese.

25 novembre 2016: Cuba grida “Yo soy Fidel

Le strade sono quasi vuote, desolate, la gente sembra mormorare invece di parlare: l’aria di lutto nazionale si respira ed è tangibile anche per chi non ha mai conosciuto Cuba prima della morte di Fidel Castro. L’ex presidente è morto alle 22.29 -ora cubana- del 25 novembre 2016 all’età di 90 anni, a dare l’annuncio della sua scomparsa è il fratello Raul Castro attraverso la Tv nazionale. Nove i giorni di lutto nazionale, migliaia le persone con la bandiera in mano che inneggiano slogan per l’ex presidente. Tutte le attività e gli spettacoli sono stati sospesi, le bandiere ondeggiano a mezz’asta dagli edifici pubblici e  militari, la radio e la televisione propongono una programmazione informativa, patriottica. Tutto sembra dover ricordare la morte dell’ex presidente, mentre la sua urna è partita dall’Avana per percorrere circa 1.000 km e giungere a Santiago de Cuba, qui con la cerimonia di inumazione nel cimitero di Santa Ifigenia, il popolo cubano ha dato l’ultimo saluto a Fidel.

 

Nella marcia funebre le spoglie di Fidel hanno ripercorso molte tappe significative come Santiago del Cile, la provincia natale dove ebbe inizio la “carovana della libertà” del gennaio 1959, quando Castro guidò l’armata rivoluzionaria verso la capitale. Santa Clara, dove le ceneri di Fidel hanno “incontrato” quelle di Ernesto “Che” Guevara, conservate in un mausoleo a lui dedicato, costruito nel 1997. Matanzas dove Castro pronunciò un discorso il 7 gennaio del 1959, esattamente un giorno dopo l’ingresso trionfale nella capitale. Poi Cienfuegos, Sancti Spiritus ed infinte l’arrivo del corteo a Santiago, culla della rivoluzione a un migliaio di chilometri dall’Avana. A dover dire addio a Fidel Castro non sono solo migliaia di cubani, ma anche 10 figli -solo sei legittimi-, due mogli, tre milioni di esuli dispersi tra Messico, Spagna e USA ed il sistema politico da lui costruito. Infatti il fratello Raul piano piano stava smontando parte della fortezza socialista costruita da Castro: aveva iniziato sostituendo ii funzionari civili con i militari che lui aveva formato e cresciuto come Capo delle Forze armate di Cuba, aveva poi concesso nuove libertà -o per meglio dire libertà dimenticate- come il passaporto per viaggiare all’estero, assolutamente proibito negli anni di Fidel. Una graduale apertura economica del regime con l’apparire delle attività private ed infine, nel dicembre 2014, la pace con i grandi nemici di Fidel: gli Stati Uniti d’America. 

Cuba oggi: una colorata signora moderna

Camminando oggi per Cuba, a detta dello stesso occhio che ci ha regalato gli scatti qui riportati, la prima cosa che salta all’occhio è un apparente investimento sulla parte architettonica della città: tanti lavori in corso e lavori finiti, il Campidoglio è stato terminato e molti palazzi sono stati ristrutturati. Chissà se Cuba si sta facendo bella per i turisti o per i suoi figli. Da un anno a questa parte Cuba è una città connessa, è arrivato il 3g ed insieme a lui anche la maggior diffusione dei cellulari; per strada ora accanto ai signori che ancora giocano a domino si vedono persone che utilizzano i cellulari, ed ecco che l’usuale per noi diventa inusuale. Locali nuovi dal sapore vagamente americano e un’incentivazione alla vendita degli immobili.

Che sia vestita con dei blue jeans o con un colorato vestito che fa tanta scena per le strade dell’Avana, Cuba resta sempre una bella signora dall’animo un pò socialista e dal sorriso bello e affascinante come una vecchia Chevrolet.

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