Coast to coast nei Balcani parte II: Bulgaria

 

 

Con la Bulgaria continua il nostro coast to coast Balcanico iniziato a Durazzo, in Albania, e proseguito attraverso la Macedonia.

La misteriosa Bulgaria, l’altro lato dell’Europa

Altro varco di confine, altro controllo documenti: un bus da Skopje ti porta a Sofia. Bulgaria, Unione Europea. Altro paese misterioso e fiero –quanti bulgari avete conosciuto, in vita vostra? Come si presenta, la Bulgaria? E perché mai le votazioni a maggioranza schiacciante sarebbero bulgare? Secondo alcuni, i bulgari hanno patito così tanto la presenza ottomana -per ben cinque secoli, dal 1362 al 1879- da diventar fedeli alla prima cosa autenticamente bulgara che hanno conosciuto, il regime comunista. La Bulgaria in effetti diventò il satellite preferito dell’Unione Sovietica, al contrario delle ostiche Albania e Yugoslavia, o delle irrequiete Polonia e Cecoslovacchia; qui i russi ti spedivano in viaggio premio perché c’era il mare, il clima dolce, il vino e compagni fedeli alla linea. Quindi un vero misterioso Bulgaro -ammesso che potesse farlo- non dissentiva e non emigrava. Berlinguer invece in Bulgaria ci va da dissidente, nel ’73: e infatti quasi ci rimane secco, in un misterioso incidente d’auto.

Sofia: eclettica, esotica, informale

La forma urbana di Sofia è assai regolare, e lungo l’asse principale della città subito si presentano due dei suoi principali monumenti: una chiesa ed una moschea, rispettivamente la cattedrale di Sveta Nedelya e la moschea Banya Bashi. Sofia ha un aspetto sobrio eppure affascinante. Dalla patina discinta degli anni socialisti emerge un’eleganza un po’ à la française –è una delle Parigi dei Balcani- che sta nei viali alberati, nelle palazzine ottocentesche, nei grandi parchi e nel senso della misura che si apprezza anche meglio, per contrasto, in prossimità delle spianate staliniane alla Ploshtad Nezamisivost, dove c’era la Casa del Partito, o della gigantesca cattedrale di Sv. Alexander Nievsky; e nei palazzi modernisti, non privi di una certa ricerca architettonica. A Sofia c’è anche una magnifica sinagoga, la più grande sefardita d’Europa, praticamente di fronte alla moschea. Però la comunità ebraica, un tempo fiorente, quasi non esiste più: non venne consegnata ai nazisti, perché i bulgari nel 1943 coraggiosamente si rifiutarono; ma dopo ne venne favorita, come in tutto l’est europeo, l’emigrazione in Israele. Sofia è anche lastricata di mattonelle in cemento tutte sconnesse, ma gli abitanti sanno scherzarci su e dicono che ognuna, camminandoci, emette un suono diverso. Forse i misteriosi bulgari, gli slavi del sud, non sono poi tanto diversi da noi.

Traiano, gli zar, gli ottomani e voi

 

E’ tempo di avanzare. Tappa consigliata, Veliko Tarnovo, l’antica capitale degli Zar Bulgari, con le vie acciottolate e le case in legno a graticcio, i grandi alberi ombrosi di foglie larghe; vera essenza di esprit dei Balcani del sud, che qui si chiamano Stara Planina e sono famosi per la coltivazione delle rose. Di Plovdiv, nel 2019 capitale europea della cultura insieme a Matera, i nostri tiggì hanno sottolineato in genere che è poco conosciuta e -tanto per cambiare- misteriosa. E infatti fa un certo effetto sedersi nel grande anfiteatro romano –siamo nell’antica Tracia conquistata da Traiano- che ricorda un po’ quello di Taormina; però tra gli archi della scena non c’è il mare ma una grande arteria urbana, che si infila lì sotto.

Di romano c’è anche uno stadio, un foro, un Odeon; ed è anche costruita su sette colli. Le cose turche -terme, moschee, fontane, bazar- sono sempre ben riconoscibili e rendono l’atmosfera più esotica e cosmopolita; i minareti però sono ormai muti, perché la chiesa ortodossa si è da tempo presa le sue rivincite. Anche i palazzi e i monumenti realsocialisti all’amicizia tra i popoli (soprattutto con quello russo, in genere prodigo di statue e grattacieli), sono assai riconoscibili; e così bulgari. Intanto il mare, pian piano, dall’altra parte si avvicina.

Dal Mar Bianco al Mar Nero

 

Ed eccolo, il Mar Nero. Burgas o Varna? I bulgari si dividono tra fan della prima, più tranquilla e familiare, e partigiani dell’altra, più mondana e cosmopolita. Per questo sarà bene visitarle entrambe, magari allungandosi fino a Sozopol, l’antica Apollonia Pontica greca, per vedere come si presenta da queste parti una località di mare chic che, per come è messa, su uno sperone in mezzo al mare, ricorda un po’ certe città di mare pugliesi.

 

Qui si ritrova tutto il migliore repertorio del balneare classico: discoteche, aperitivi, stabilimenti; ma anche casinò di primo novecento, quando da Varna ci passava l’Orient Express.
Siamo ormai affacciati sul Mare. I turchi l’hanno chiamato Nero –il colore del settentrione- per distinguerlo dal Mediterraneo, che chiamavano Bianco, cioè meridionale. Il nostro coast to coast è compiuto, passando dal mare dei Greci e dei Romani al lago interno di turchi, tartari, cosacchi, russi e genti caucasiche. Dal bianco al nero, attraverso infinite sfumature di colori e di grigio.

La meta è raggiunta, mari e monti idealmente si ricongiungono nella memoria di viaggio, nelle gambe, negli occhi che hanno dato un senso fisico all’esperienza peninsulare. I monti Balcani, che restano così violentemente affascinanti e misteriosi, bagnati dai due mari
opposti, ora ci sembrano un po’ più familiari.

Quando torneremo la prossima volta -ah, se torneremo- sarà un po’ come ritrovare dei vecchi amici.

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