La schiavitù nel XXI secolo, evento Fidu a Roma
Si è tenuto mercoledì 13 febbraio presso la Sala Zuccari del Senato l’evento Fidu “la schiavitù nel XXI secolo” con il leader abolizionista Biram Dah Abeid, parlamentari ed esperti.
La schiavitù è un cancro sociale che continua a devastare vite umane e inquinare tante società. Ha vissuto secoli e cambiamenti, ma ancora oggi nel 2019 continua ad esistere. Si tratta di una piaga da eradicare con fermezza, una “ferita” che deve richiamare all’attenzione le nostre coscienze affinché ci sia una reazione morale, una risposta adeguata e un maggior impegno culturale e civile al fine di sterminarla.
I dati d’altronde parlano chiaro: “40 milioni di persone, in gran parte minori, sono ancora oggi costrette a vivere senza libertà e senza dignità nelle forme più subdole della schiavitù contemporanea”. Un fenomeno globale che coinvolge dunque non solo il continente Africano, ma anche l’Europa, di cui per esempio solo in Italia 145.000 persone sono vittime della tratta e dello sfruttamento.
Basta schiavitù! Bisogna sensibilizzare il tema, forse la più grande lacerazione del mondo moderno. E’ necessario informare anche le menti più giovani per cui essa rappresenta soltanto uno spaccato temporizzato o collegato ad alcune situazioni geo-politiche. In tal proposito si è tenuto a Roma, presso la sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, l’evento Fidu “la schiavitù nel XXI secolo”, promosso dal presidente della FIDU (Federazione Italiana Diritti Umani), Antonio Stango.
L’iniziativa ha visto la partecipazione del premio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite Biram Dah Abeid, leader nonviolento per l’abolizione della schiavitù in Mauritania, noto anche come “il Mandela della Mauritania”, più volte detenuto dal governo mauritano anche per ostacolare la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Biram ha affrontato temi toccanti, racconti personali, spaccati di vita vissuta che tutto il mondo dovrebbe conoscere.
Nel XXI secondo domandiamoci se sia possibile che ci siano diaspore che restano invisibili, nella loro sofferenza e ignorate da tutti; se sia consono che che vi siano persone non riconosciute come “cittadini”, ma come “sottospecie”; se sia accettabile che molto spesso nero sia sinonimo di schiavo.
Cosa cos’è che il mondo non vuole vedere? Nel corso del dibattito sono intervenuti i parlamentari Alessandro Alfieri e Lia Quartapelle, il presidente del Comitato Interministeriale Diritti Umani Fabrizio Petri, tanti esperti e relatori istituzionali quali la presidente della commissione Affari esteri della Camera dei Deputati Marta Grande. Hanno preso parte Laura Harth, rappresentante all’Onu del Partito Radicale Nonviolento; Nicoletta Pirozzi (Istituto Affari Internazionali); Silvia Stilli ( portavoce Associazione ONG italiane di cooperazione e sviluppo) e tanti altri personaggi illustri e competenti in materia.
“Difendere i difensori diritti umani in Italia e nel mondo è la vocazione della nostra organizzazione, nonché una responsabilità alla quale non mancheremo mai di richiamare le istituzioni italiane e dell’Unione Europea”, ha concluso il presidente della FIDU Antonio Stango. “Discuterne è il primo passo da compiere per restituire a milioni di donne e uomini le loro libertà fondamentali”.
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