Roma: maestro di karate 80enne abusava delle allieve, arrestato
Per molti era un mito, un maestro con una storia costellata di vittorie nazionali e internazionali nell’arte marziale del karate, ma dopo un anno di indagini, secondo gli inquirenti, ora il “maestro” Alberto Evangelista si è dimostrato essere solo poco di più che un anziano pedofilo, accusato delle più infamanti delle accuse: quella di violenza sessuale su minori. La scusa usata dall’attempato maestro era quasi sempre la stessa: aggiustare il kimono alle allieve, magari nella sala attrezzi o nello spogliatoio. Un espediente per far scivolare la mano e lasciarsi andare a carezze inopportune su bambine di tredici anni, abbracci troppo affettuosi o il tentativo di strappare loro un bacio.
Tutto ciò di cui è accusato il maestro di karate avveniva in una palestra in zona Monteverde dove allenava le ragazze, e gli accertamenti sono partiti da alcune testimonianze di giovani karateka per le quali partecipare alle lezioni era diventato un incubo, ma poiché l’indagato si era dimesso dalla palestra, la misura cautelare avanzata dalla procura a maggio era stata respinta: per il giudice delle indagini preliminari era così caduto il rischio di reiterazione del reato.
Tuttavia accertamenti più accurati da parte degli investigatori del commissariato di Monteverde e la denuncia dei genitori di altre due allieve, di 11 e 14 anni, hanno rivelato che il maestro, pur non comparendo più nell’organico, continuava comunque a visitare la palestra.
Il pm Silvia Santucci e l’aggiunto Maria Monteleone hanno deciso allora di ricorrere ai giudici del Riesame contro il provvedimento e, dopo l’accoglimento dell’appello della procura e il rigetto del ricorso dell’interessato, ieri, l’arresto ai domiciliari è diventato esecutivo. Il maestro si è sempre dichiarato innocente, a partire dalla prima denuncia: «Sono accuse infamanti. Mai sfiorato una allieva, un’adolescente. Si chiarirà tutto prima o poi». Ascoltate a palazzo di giustizia, le giovani allieve, assistite da psicologi e dall’avvocato Teresa Manente di Differenza Donna, avevano raccontato altro: carezze non volute, ma anche le precauzioni che dovevano adottare per evitare sfioramenti con le labbra, o proposte non opportune. «All’inizio gli volevo bene, come a un nonno – ha raccontato una delle piccole – Mi incoraggiava nello sport che tanto amavo. Mi ha regalato il primo kimono». Un affetto che aveva evidentemente un secondo fine, ma si spera che ora per l’anziano maestro sia giunto il momento di mettere al chiodo il kimono e lasciare che le giovani allieve possano praticare con serenità il loro amato sport.
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