Il giorno del mio compleanno, al Piccolo Eliseo l’ultimo lavoro di Silvio Peroni
“Seppellire un amico ti svuota dentro…” Forse è per questo che quattro ragazzi in riva al mare di una città di provincia, mentre fumano e sorseggiano birra cercano di parlare di tutto, tranne che del funerale a cui sono appena stati. Mentre aspettano Cri chiacchierano di ogni possibile banalità: barzellette, ricordi d’infanzia, battibecchi, riflessioni, ma alla fine i loro discorsi tornano sempre all’amico Frankie appena sepolto, tragicamente morto nel giorno del suo compleanno. In scena al Piccolo Eliseo fino al prossimo 2 dicembre, Silvio Peroni presenta al pubblico romano il suo ultimo piccolo capolavoro, uno straordinario testo del ventottenne Luke Norris tradotto da Enrico Luttmann – che coinvolge e travolge grazie anche alla straordinaria bravura dei sei giovani attori – sul delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta, sulla difficoltà di accettarsi e accettare che anche gli amici di una vita non ti conoscono quasi mai fino in fondo: spesso si fermano sulla superficie, rimanendo in realtà degli estranei.
Amici da quando erano bambini e inseparabili compagni di “calcio a 5”, Pitch, Puh, Noce e Dany adesso sono cresciuti, ognuno ha preso la propria strada ma dalle loro discussioni e discorsi senza senso emergono dei tratti infantili e soprattutto l’enorme vuoto ch si portano dentro. Ragazzi “normali”che vivono distrattamente la loro quotidianità cercando di convivere con i propri difetti e i propri disagi esistenziali, fin quando l’inaspettato – proprio quello che accade nella banalità del quotidiano – li costringe a fermarsi e a fare i conti con sé stessi. Uno spettacolo che è un po’ come una partita di quel calcio a 5 che tanto li ha uniti: un primo tempo in cui chi resta si ritrova a dover elaborare il lutto di un caro amico che non c’è più, ad esorcizzare anche con l’ironia l’immane dolore di una perdita così profonda, tragica e improvvisa. E un secondo tempo in cui Frankie ripercorre come in un flashback le sue ultime ventiquattrore di vita, rivive il giorno del suo compleanno e quello che è successo in quelle ore in cui tra litigi, gelosie, lettere e confessioni, man mano si ricostruisce tutto il detto e soprattutto il non detto della prima parte, in un costruirsi di dialoghi e circostanze che rimettono ogni pezzo del puzzle al suo posto.
Non ci sono lacrime a compiangere la morte di un caro amico, ma solo un grande “niente”davanti ai loro occhi di 25enni disorientati e un silenzio assordante che i protagonisti cercano di riempire con dialoghi serrati fatti di un linguaggio senza filtri, talmente schietto e autentico da non sembrare neanche un testo teatrale, così spontaneo e spigliato da risultarci incredibilmente familiare. Un linguaggio che da prevalentemente ironico nella prima parte, si fa nella seconda via via più cupo e profondo, funzionale a quel crescendo drammatico che si va pian piano costruendo. La scenografia moderna e minimale di Tommaso Ferraresi in cui i giovani e talentuosi attori si muovono con disinvoltura, non lascia scampo ad equivoci: è la bravura degli attori e un testo intenso e originale quel che al regista interessa mettere in evidenza. Già con Cock, Costellazioni e The Aliens Silvio Peroni aveva messo in chiaro la sua idea di teatro, quella di una vera e autentica rappresentazione della realtà sostenuta da una drammaturgia ironica, a tratti commovente e carica di silenzi, con i suoi personaggi estremamente umani i cui dialoghi serrati e ritmici raccontano storie fatte di conflitti e legami, così semplici e veri, da riguardarci tutti.
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