Marcello Mastroianni, l’Ara Pacis celebra un’icona del cinema italiano
Marcello Mastroianni è senza alcun dubbio il più conosciuto volto del cinema italiano, un indimenticabile mostro sacro che con la sua eleganza e la sua voce dal timbro morbido e coinvolgente ha conquistato il mondo intero. In occasione della Festa del Cinema una mostra al Museo dell’Ara Pacis curata dal presidente della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli, ripercorre fino al 17 febbraio 2019 tutta la vita e la straordinaria carriera teatrale e cinematografica del grande attore, dall’infanzia in Ciociaria alla consacrazione internazionale negli anni Sessanta e Settanta, fino al suo testamento spirituale contenuto nel film Mi ricordo, sì, io mi ricordo, girato dalla sua compagna Anna Maria Tatò pochi mesi prima della morte.
Oltre 140 i film interpretati nella sua lunga carriera artistica iniziata nel 1948 con Riccardo Freda e proseguita poi con i più affermati registi dell’epoca: Luciano Emmer, Mario Monicelli, Dino Risi, Comencini, Blasetti. Sarà tuttavia la collaborazione con Federico Fellini a divinizzarlo come sex symbol internazionale grazie al ruolo di protagonista nell’iconico film La Dolce Vita del 1960 in cui insieme ad Anita Ekberg interpreta alcune famose scene entrate prepotentemente nell’immaginario collettivo. “Il lungo viaggio con Fellini” proseguirà per anni in un sodalizio che diventerà leggenda fino a diventarne il suo alter-ego. Proprio al rapporto fondamentale tra Marcello e Federico la mostra dedica un’intera sezione, così come alle numerose pellicole recitate in coppia con Sophia Loren. Con l’attrice napoletana Marcello girerà infatti film indimenticabili come Ieri, oggi, domani del 1963, Matrimonio all’italiana dell’anno successivo o I Girasoli del ’70 creando con lei una delle coppie più amate del cinema e una sorta di “nuovo italiano”, meno latin lover e decisamente più soggiogato.
Capace di destreggiarsi perfettamente sia nei ruoli drammatici che in quelli comici, quella di Marcello Mastroianni è stata una presenza carismatica e allo stesso tempo discreta, specchio di un tratto distintivo della sua personalità: quello dell’umiltà, messo in evidenza dalle origini popolari della famiglia, ma che emerge anche dai suoi racconti, dalle sue memorie, dalla sua vita privata mai segnata dagli eccessi. Il più internazionale dei divi italiani, “una faccia qualunque” come lo definì Fellini quando lo ingaggiò per La Dolce Vita, dotata di un fascino senza tempo che ancora oggi mette in ombra i bellocci contemporanei e fa tremare anche le più giovani, un mito eterno diventato una sorta di patrimonio nazionale.
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