Lisetta Carmi, la bellezza della verità al Museo di Roma in Trastevere
“Durante i miei viaggi ho sempre trovato più interessante poter fotografare l’uomo e, in generale, l’umanità rispetto ai paesaggi in quanto nutro un profondo fascino per la vita degli esseri umani, soprattutto quella dei poveri: coloro che non possono parlare perché schiacciati dal potere”. In tutta la sua intensa vita professionale la fotografa genovese Lisetta Carmi si è infatti dedicata alla fotografia con sguardo sincero, considerandola uno strumento “per provare a entrare nel mistero dell’umano”. Oggi il Museo di Roma in Trastevere le dedica una grande mostra antologica dal titolo Lisetta Carmi. La bellezza della verità a cura di Giovanni Battista Martini, la prima nella capitale, per raccontare fino al prossimo 3 marzo 2019 la sua straordinaria vicenda artistica in cui ha immortalato l’umanità in tutte le sue sfaccettature: dai bambini nei campi profughi palestinesi a quelli in un deposito di spazzatura in Venezuela, dai travestiti ai lavoratori dell’Italsider e del porto di Genova, documentando di quest’ultimi le fatiche e le dure condizioni di lavoro della realtà portuale, ma ha anche ritratto artisti e poeti e documentato l’esperienza teatrale al teatro Duse di Genova.
Circa 170 immagini in uno straordinario bianco e nero che ripercorrono i vent’anni, dagli anni Sessanta agli Ottanta, in cui Lisetta Carmi ha fotografato soggetti spesso inediti e anticonvenzionali, affrontando i diversi tabù dell’epoca: osò parlare della morte quando realizzò il bellissimo servizio fotografico nel Cimitero Monumentale di Staglieno a Genova, della sessualità “diversa” con il suo celebre reportage sui travestiti, una poetica riflessione sull’identità di genere con immagini di grande impatto poi esposte in tutto il mondo, ed ebbe inoltre il coraggio di piazzare la sua macchina fotografica proprio di fronte le gambe aperte di una donna che stava partorendo, documentando con immagini forti e dirette, il miracolo, la magia e la spietata crudezza della nascita. Nel percorso espositivo, oltre ad alcune immagini inedite e agli originali di alcuni libri d’artista da lei stessa realizzati, sono presenti anche tre nuclei di lavori concepiti come progetti di pubblicazione: Metropolitain del 1965 in cui le immagini della metropolitana parigina sono accompagnate da un testo di Alain Robbe-Grillet, I Travestiti del 1972 sulla comunità di trans nel centro storico di Genova – ormai icona del suo lavoro- e Acque di Sicilia del 1977, una ricerca sui percorsi d’acqua nell’isola attraverso una serie di fotografie che raccontano il paesaggio siciliano e i suoi abitanti.
Ma ancora reportage di viaggi in tutto il mondo: Israele, America latina, India, Afghanistan, Pakistan e Nepal per immortalare i volti e i gesti di quegli uomini così “diversi”. E poi i ritratti, in cui spicca l’intenso lavoro dedicato a Ezra Pound che le valse il prestigioso premio Niépce per l’Italia e che, come commentò anche Umberto Eco, dicono più di quanto si sia mai scritto su di lui “restituendo la complessità e la natura straordinaria del poeta” e soprattutto dimostrando l’innata capacità della fotografa di cogliere la verità oltre le apparenze. Oggi che è una lucida e splendida 94enne Lisetta Carmi ha abbandonato già da un pezzo la fotografia per dedicarsi nuovamente al suo primo amore, il pianoforte, ma il suo immenso archivio resta una preziosissima testimonianza di un’artista libera e moderna che con sguardo sincero e partecipe ha utilizzato la fotografia “per poter fissare quello che sentiva con il cuore e con l’anima”.
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