Rebibbia, detenuta tenta di uccidere i due figli: uno è morto

Intorno a mezzogiorno di ieri una detenuta del carcere romano di Rebibbia ha tentato di uccidere i suoi due figli gettandoli dalla tromba delle scale del nido dell’istituto penitenziario, dove sono ospitati piccoli fino a tre anni: il più piccolo, una neonata di soli quattro mesi è morta, mentre l’altro, un bimbo di due anni è in condizioni particolarmente critiche. La donna 30enne è di nazionalità tedesca di origini georgiane e si trova in carcere da meno di un mese per reati legati alla droga. Secondo il bollettino dell’Ospedale Bambino Gesù, dove è stato portato in codice rosso, il piccolo ha un grave trauma cranico da caduta con danno cerebrale severo. Il bambino è sottoposto attualmente a supporto rianimatorio avanzato e in ventilazione meccanica ed è previsto un intervento neurochirurgico.

Il ministero della Giustizia ha aperto un’inchiesta interna sulla vicenda accaduta a Rebibbia. Lo ha annunciato lo stesso ministro Bonafede poco prima della visita nel carcere. “E una tragedia – ha detto – Personalmente prego perché il bambino in ospedale possa essere salvato dai medici che stanno facendo di tutto. La magistratura sta già facendo gli accertamenti, posso soltanto dire, e non posso aggiungere nient’altro, che chiaramente il ministero ha già aperto un’inchiesta interna per verificare le responsabilità”. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si è recato nel carcere di Rebibbia con il capo del Dap Basentini, così come il procuratore aggiunto Maria Monteleone, coordinatore del pool dei magistrati che si occupa dei reati sui minori, si è recata nel penitenziario. Su quanto avvenuto si avvierà una indagine per omicidio e tentato omicidio, mentre ora la madre si in infermeria in stretta sorveglianza. Risale al 2011 la legge che prevede l’istituzione degli Istituti Custodia Attenuata Madri, le strutture apposite per far scontare a donne con bambini la loro detenzione, cercando però di offrire ai minori una vita normale. E la Casa di Leda è proprio una di queste strutture: “l’unica casa protetta in Italia – ha detto il responsabile della struttura Di Mauro – attualmente abbiamo ospiti solo quattro donne, quando “avremmo potuto ospitarne sei, mentre nel carcere c’è il sovraffollamento di mamme con bambini”. Questa “è la contraddizione di una legge che non raggiunge gli obiettivi per i quali è stata approvata” ha concluso il responsabile della casa protetta.

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@vale_gallinari