Nadal VIII° Re di Roma con aiutino

Dopo 4 anni di digiuno, Nadal torna a vincere al Foro Italico rimontando in finale Zverev grazie a una provvidenziale interruzione per pioggia. Segnali confortanti da Djokovic, buon torneo di Fognini e degli italiani. Svitolina conferma il titolo 2017, Sharapova torna competitiva. Una bella edizione, pur con qualche criticità.

I grandi campioni sono spesso fortunati, si sa. Per Rafa la buona sorte si è materializzata soprattutto nel nascere: nell’era del cemento e dell’erba più lenti di sempre, che gli hanno consentito di vincere 6 Slam fuori dall’amata terra. Ieri si è accontentato di un aiuto dall’alto per riconquistare il trofeo di Roma per l’ottava volta e dopo tre edizioni per lui deludenti. Non è più il miglior Rafa, né potrebbe esserlo, ed è ammirevole come a 32 anni mantenga inalterata la determinazione e la volontà di andare sempre a caccia del traguardo successivo. A Montecarlo era stato ingiocabile, a Madrid fallace, qui a Roma si è confermato il più forte sulla terra, ma con un margine più ridotto nei confronti degli altri. Ha perduto il primo set nei quarti con Fognini, rischiato nel primo con Djokovic in semifinale in quello che è stato senza dubbio il miglior parziale disputato dal serbo in questo suo ultimo tribolato anno. In entrambi i casi Rafa ha dilagato alla distanza.

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In finale ha trovato Zverev, il giovane avversario che ultimamente ha raccolto quel che lui ha lasciato cadere: Roma l’anno scorso e Madrid quest’anno, ma che nelle sfide sulla terra era stato sempre bastonato. A differenza che in quarti e in semifinale, Nadal è partito forte, salvo andare improvvisamente in difficoltà contro un rivale che gli ha preso le misure martellandolo con il rovescio in un modo che era riuscito in passato solo a Djokovic. Quando Zverev ha restituito nel secondo set il 6-1 incassato nel primo, il cielo di Roma era già scuro. Si sperava potesse reggere. Certo ha stonato la lunga pausa fra la breve finale femminile e quella maschile, un’ora e mezzo di nulla al sole che si sarebbe potuta sfruttare, considerate le previsioni. Il terzo set è iniziato sotto una pioggerella nel segno di Zverev, che è salito 3-1 sembrando il padrone del campo. Qui c’è stata una prima interruzione ma breve, senza teloni e con i tennisti in campo. Al di là dell’esperienza diversa, della capacità di gestire il momento, dell’incanto che si spezza, c’è la questione del servizio. È noto, a chi conosca il tennis, come il colpo di inizio gioco sia più vulnerabile in avvio, o dopo una lunga pausa. Rafa ha servito sull’1-3 dopo un’interruzione breve, la seconda fase di gioco è durata quei pochi minuti che gli hanno consentito di tenere la battuta prima della sospensione lunga, con rientro negli spogliatoi e copertura del campo. Circa 45′ dopo si è ripreso a giocare, stavolta con Zverev al servizio. È stato il game decisivo del torneo, il tedesco ha avuto anche palla del 4-2 salvo poi subire il break che ha girato nuovamente e definitivamente la contesa fino all’annunciato 6-3 maiorchino.

Nadal torna in vetta alla classifica mondiale dopo lo scivolone di Madrid, in chiave parigina e considerando anche il tre su cinque resta il grande favorito. Zverev e Thiem uniche concrete alternative. L’austriaco ha deluso a Roma, sconfitto all’esordio da un ottimo Fognini, finalmente capace di esprimersi ai suoi livelli nel torneo di casa.

Djokovic ha regalato emozioni nel quarto con Nishikori, inquadrato in una giornata, quella di venerdì, davvero indimenticabile a livello di tennis ed emozioni. 5 match da mezzogiorno all’una di notte, partendo da Nadal-Fognini, proseguendo con Sharapova-Ostapenko e la citata sfida serbo-giapponese. Piccolo calo con Halep-Garcia e gran chiusura Goffin-Zverev. 14 set per quello che è stato il miglior giorno di tennis dall’inaugurazione del nuovo Centrale nel 2010. I tifosi di Nole possono tornare a sperare, anche per la vitalità mostrata. Cilic semifinalista conferma la sua regolarità, anche sulla terra. Si è rifatto male Del Potro, problema all’inguine nel corso del suo match con Goffin: Parigi è a forte rischio. Dimitrov-Nishikori, conclusa 6-4 al terzo per il nipponico con vari ribaltamenti e dopo 3 ore, è stato forse il match della settimana.

Oltre a Fognini, si sono distinti Cecchinato, Sonego e Berrettini, che contro pronostico hanno passato il primo turno. Berrettini ha anche giocato alla pari un set con Zverev, mentre Cecchinato ha incredibilmente rimontato Goffin da 2-5 salvo spegnersi alla distanza.

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Svitolina ha bissato la vittoria dello scorso anno con la Halep, stavolta più nettamente, in un torneo femminile più divertente dei precedenti e che ha restituito una Sharapova vicina ai suoi livelli. La russa ha dato vita a un gran match con Ostapenko e ha perduto la semifinale con Halep alla distanza soprattutto per i problemi al servizio. Muguruza ribadisce la sua incostanza, mentre Pliskova ha rimediato contro Sakkari una pessima figura distruggendo la sua racchetta contro la base della sedia del giudice di linea, che sul 5-5 aveva chiamato fuori un colpo della ceca sulla riga e si era rifiutata di riconoscere l’evidente segno. La Vinci si è ritirata dal tennis dopo la partita persa con la Krunic. Sulle intenzioni di Schiavone è difficile fare ormai previsioni, la crisi di Errani è evidente. Non c’è ricambio ed è provvidenziale a livello tempistico la pace con la Giorgi, che qui è tornata a giocare perdendo in quali da Collins.

Un bel torneo pur con finali non eccezionali e con un leggero calo di pubblico, specie nella prima metà della settimana. Sempre un ottimo successo ma la concorrenza con Madrid è spietata. Gli spagnoli non hanno la nostra tradizione e atmosfera, ma hanno tre campi coperti mentre noi dobbiamo vivere giornate condizionate dalla pioggia come quelle di martedì e domenica. Vendono più biglietti perché hanno più posti da riempire, mentre noi abbiamo un suggestivo ma scomodo Pietrangeli e una Next Gen Arena sfruttata piuttosto male. I campi hanno retto, le buche di qualche anno fa sono un ricordo, l’organizzazione è stata celere a ovviare alle difficoltà proposte dall’acqua. L’ATP agisce però in regime di libero mercato e non aspetta nessuno. Occorre migliorare e farsi anche trovare pronti, perché fra qualche anno le star di questa Era non ci saranno più e tutto starà nella capacità di legare al torneo un pubblico che in questi anni è stato sempre più partecipe ed entusiasta. Un patrimonio da non disperdere e anzi da coltivare.

Twitter: @MicheleSarno76

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