Porno online: e se ci fosse un solo padrone?
Fino al secolo scorso il mondo della pornografia offriva meno mezzi ma lasciava sicuramente molto più spazio all’immaginazione: una realtà costruita intorno a giornalini nascosti sotto il materasso o su vhs custodite gelosamente. Dove questi primitivi strumenti non arrivavano giungeva in soccorso la fantasia, strumento ancestrale che fa della propria essenzialità l’eccitante più potente che esista. Lo stesso dvd da noleggio manteneva intatte tutte le caratteristiche del taboo, impedendo agli utenti un utilizzo assiduo e sfrenato del mezzo: il possesso del magico dischetto poteva acquistarsi soltanto presentandosi fisicamente presso il distributore, mentre alto era il rischio di una presenza materiale dello stesso presso la propria stanza o il proprio soggiorno. Il porno online ha spazzato via tutto questo. Nel 2016 sono sufficienti due click su una tastiera per avere a disposizione ciò che nessun uomo potrà mai avere nella realtà. E’ questo un clichè cui ci stiamo abituando ormai troppo spesso. Dai videogiochi fino al sesso. Immaginare un qualcosa che non si può ottenere, è un’attività ben più redditizia di certe scorciatoie che la modernità offre: i benefici e gli stimoli della fantasia non sono paragonabili al resto.
Era il 28 agosto del 2006 quando youporn vide uploaddare il primo video porno della sua decennale storia: il sito ha semplicemente sfruttato le caratteristiche di youtube, adibendolo però a casa del sesso. La nascita (e la crescita) di tubesite come questo ha trasformato ciò che fino ad allora era un servizio pay (attraverso dvd e siti a pagamento) in piattaforme senza confini gratuitamente accessibili a chiunque. Ma vi siete mai chiesti chi ci sia dietro arcinoti websites come xvideos, brazzers e lo stesso youporn?
IL PADRONE DEL PORNO ONLINE
Brazzers, youporn, pornhub, tube8 e molti altri hanno un unico padrone. Ogni volta che accedete a questi portali del sesso infatti, fate felice un’unica grande company: la mindgeek. Vi siete mai chiesti perchè avete la possibilità di far comparire sul vostro schermo una quantità infinita di tette e di culi senza tirare fuori un centesimo? Questa è la domanda che si fece Fabian Thylmann qualche anno fa: nato come programmatore informatico, Thylmann estrasse dal cilindro la Too Much Media, un software che immagazzinava dati sul traffico internet dei vari websites, strumento molto utile a chi deve vendere spazi pubblicitari agli inserzionisti. Dalla cessione di questa invenzione, Thylmann ottenne liquidità per acquistare alcuni siti pornografici: primo in ordine cronologico PrivatAmateure, riadattato dal programmatore informatico ai principi di youtube e quindi totalmente gratuito per gli utenti.
Nel marzo del 2010 il programmatore tedesco acquisì la Mansef, proprietaria di assets di siti web come brazzers e pornhub, trasformandola in manwin, compagnia con sede nel Lussemburgo. Nel giro di 3 anni Manwin si ritrova ad avere nelle proprie mani il monopolio del settore, acquisendo il controllo di brand come youporn, twistys, digital playground e addirittura la tv di Playboy. Nel 2013 Thylmann vende il proprio impero per la sorprendente cifra di 80 milioni di dollari al top management della società, la cui denominazione sociale in seguito diverrà appunto, Mindgeek. Il succo di tutta questa storia in parole povere? Tutto il porno con cui vi masturbate sul web appartiene alla Mangeek, dalle case produttrici fino ai tubesites. Le uniche eccezioni sono costituite da xhamster e xvideos, le cui proprietà rimangono ancora oggi avvolte dal mistero.
IL RAPPORTO SERVO-PADRONE
Abbiamo quindi un provider di pornografia, la mindgeek, che si ritrova a detenere gran parte dei contenitori pornografici gratuiti presenti sul web, al cui interno si celano video piratati e non. Allo stesso tempo però, la società con sede in Lussemburgo sembra tenere sotto scacco la maggior parte dei produttori, attori e tecnici attivi nell’industria pornografica. Com’è possibile che ciò che non è accaduto in mercati come quello musicale o cinematografico sia potuto avvenire nel mondo della pornografia?
E’ stato fatto quello che non è riuscito altrove: stringere rapporti commerciali con i competitors. Mindgeek paga i produttori, ma allo stesso tempo controlla i tubesites attraverso i quali vengono diffusi gratuitamente contenuti pirata delle produzioni degli stessi: chi confeziona il prodotto guadagna visibilità e l’opportunità di vedere un maggior numero di utenti sottoscrivere abbonamenti sui propri siti a pagamento. La convenienza di Mindgeek? Milioni di visite, maxi-guadagni grazie alle pubblicità e aree pay per i visitatori più bisognosi. Non stringere accordi con la società Canadese significherebbe per un regista o uno studio essere tagliati fuori dal mercato. Ma la Mindgeek non possiede i diritti di tutte le case di produzione pornografiche del pianeta: per quelle non controllate dal monopolista è molto difficile però far rimuovere i propri contenuti dai tubesites, i mezzi sono scarsi e la velocità di diffusione è massima. A lamentarsene è stata in particolare la pornostar Siri, secondo la quale «ogni volta che accedi ad un tubesite, danneggi artisti come me, artisti che lavorano duro e pagano di tasca propria per produrre contenuti di livello da destinare al proprio sito personale». Quella di Siri è una delle pochissime denunce giunte attraverso il web, in molti stanno in silenzio per paura di essere esclusi dal business.
Mindgeek quindi controlla i produttori, li paga, ma allo stesso tempo non sembra fare nulla per impedire la diffusione illegale dei contenuti di questi ultimi, sulla quale incassa gli introiti pubblicitari. Secondo qualcuno possiedono attualmente 8 dei dieci maggiori tuber. Immaginate un monopolio completo a favore di Mindgeek: potrebbe significare stop alla pornografia gratuita, una silenziosa tragedia sociale.
TIRIAMO LE SOMME
I numeri parlano chiaro: gli studi di produzione pornografica negli states passano dai duecento degli anni passati ai venti di oggi; il guadagno a video-clip di un’attrice è sceso da 1500 a 500 dollari. Tutti gli artisti e tecnici del settore, o quasi, lavorano per Mindgeek, volenti o nolenti e nulla possono contro questa tendenza. Nel frattempo lo stereotipo della pornostar è irreversibilmente mutato: non parliamo più dei Rocco Siffredi o delle Jenna Jameson del passato, grandi star ricoperte di denaro e inarrivabili nella realtà: i nuovi protagonisti dell’hard approcciano alle scene esclusivamente come viatico per l’attività di escort. Una buona performance davanti alla telecamere può significare un ottimo richiamo per il proprio nucleo di fans, potenziali futuri spettatori di uno strip in un locale o addirittura di un appuntamento privato.
Mindgeek ha sfruttato questo indebolimento dell’industria, rilevando a prezzi stracciati colossi del settore come Brazzers o digital playground. L’incredibile aumento dei video amatoriali (oggi tutti hanno uno smartphone con telecamera hd incorporata), la crisi economica e l’unione della figura di produttore e distributore in un’unica entità hanno fatto crollare la produzione del porno del 75% rispetto a otto anni fa. Il monopolio in un settore che produce una ricchezza stimata intorno ai 17 miliardi annui comincia ad essere evidente: questo potrebbe portare nei prossimi anni a delle novità e a dei cambiamenti sensibili all’interno della società. Perchè? Immaginate soltanto che nel 2012 il solo youporn ha ottenuto il 2% del traffico internet mondiale (circa tre volte quello della cnn per intenderci) e 13 milioni di visitatori. Sono passati quattro anni da allora e il tuber più famoso al mondo (ma non primo per numero di visite) è oggi accompagnato da ben nove validi colleghi.
Il consiglio al lettore dipendente dal porno è soltanto uno: stappate una bottiglia di brandy e spegnete il pc, qui c’è il rischio che tra non molto si ritorni all’età della pietra. O meglio, a quella del giornalino nascosto nel materasso.
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@federicolordi39